Narrazioni giornalistiche e pratiche culturali dall’Europa dei limini: la guerra russo-ucraina su Google News
Camilla Folena
Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, Italia
L’Europa in quanto comunità culturale (Prutsch 2017) ha storicamente definito se stessa tramite l’Alterità. Da prospettiva eurocentrica, l’alterità è divenuta dispositivo discorsivo di controllo in quanto impiegata in opposizioni dicotomiche e binarie (Bhambra 2023; Buchowski 2006; Foucault 1996).
Le opposizioni dicotomiche e binarie proprie delle prospettive eurocentriche possono accrescere il rischio di “riduzionismo e ultra-semplificazione” (Hall 1997: 235). A partire da queste considerazioni, lo studio investiga alcune società sulle soglie delle identità/alterità, le cui forme culturali e pratiche mediali non sono definibili del tutto europee, risultando, però, non-definitive nella loro alterità rispetto all’Europa stessa. Realtà liminali (Turner 1967: Thomassen 2014), facenti parte del ‘constitutive outside’ dello spazio sociale europeo (Balibar 2002; Butler 1993; Hall 2003), che potrebbero arricchire la comprensione di ciò che abbiamo in comune come membri di più ampie comunità culturali, in termini di narrazioni e significati condivisi o divergenti.
Attraverso un’interpretazione critica delle società e della storia culturale e identitaria dell’Europa, nel tentativo di far emergere le potenziali manifestazioni di potere simbolico nelle codifiche e narrazioni giornalistiche sulla guerra russo-ucraina, lo studio risponde alle domande:
- Quali forme cross-culturali, condivise e/o divergenti, emergono dalle narrazioni giornalistiche aggregate da Google News nei paesi analizzati?
- Che ruolo svolge l’aggregatore di notizie abitato, nella selezione e costruzione delle diete mediali dei diversi Paesi?
I flussi giornalistici aggregati da Google News fanno riferimento ai seguenti contesti nazionali: Georgia, Polonia, Serbia, Turchia e Italia, come caso di controllo dell’Europa occidentale. Dal punto di vista metodologico, lo studio ha raccolto i primi cinque link indicizzati da Google News (Pan et al. 2007) in ciascun paese, in due intervalli di tempo significativi della durata di due settimane. Un primo intervallo dal giorno dell’invasione (24 febbraio 2022) e un secondo, a sei mesi dallo scoppio del conflitto. Applicando un short burst model adatto ad eventi sensazionali e coniugandolo con una prospettiva longitudinale a breve termine (Brügger 2011; Hannak et al. 2013). In totale sono stati raccolti 4.620 link di notizie online, con una media di circa 462 notizie per Paese per lasso di tempo, da cui sono stati estrapolati titoli e sottotitoli (Van Dijk 1983). I fattori endogeni che possono influire sulla personalizzazione dei risultati, e che è possibile tenere sotto controllo – quali impostazione linguistica, geolocalizzazione, cronologia e selezione del browser – sono stati ridotti al minimo (Rogers 2014; Ørmen 2016).
Per gestire l’overload informativo tipico dell’Information Warfare (Ventre 2016) i corpora testuali sono stati aggregati in data-driven topic, con il software gratuito di topic modelling offerto da Open Framing.org (Jiang et al. 2017; Guo et al. 2022). Successivamente, consapevoli dei limiti della natura non supervisionata del topic modelling computazionale, e delle possibili distorsioni che ne possono conseguire (Eshima, Imai & Sasaki 2020), ogni topic è stata analizzato e modificato attraverso un’analisi del contenuto manuale (Vogler & Meissner 2022) per validare i frame e dare senso ai dataset. I corpora sono stati raggruppati induttivamente in: topic principali, issue-specific frame e framing delle fonti giornalistiche (Tankard 2001; de Vreese 2005; Linstrom, Marais 2012).
I risultati mostrano punti di contatto e divergenza delle narrazioni socioculturali sulla guerra russo-ucraina dai paesi in esame. La ricerca tenta di portare alla luce in che misura la narratività in periodi di sconvolgimento e crisi sia intrecciata con le prospettive storiche, memoriali, e le politiche identitarie. Lo studio presenta infine notazioni qualitative esplorative sulle affordances di Google News, rilevando tendenze divergenti nella costruzione delle diete mediali nei diversi paesi, con potenziali ricadute sul dibattito pubblico digitale (Bentivegna, Boccia Artieri 2021), oltre che sui processi democratici.
Le rappresentazioni dell’IA nei quotidiani Italiani: l’impatto di ChatGPT
Stefano Spillare1, Michele Bonazzi2, Piergiorgio Degli Esposti1
1Università di Bologna; 2Università degli Studi di Ferrara
I recenti sviluppi della cosiddetta "intelligenza artificiale" (IA) sembrano riproporre una nuova “primavera” per tale tecnologia, accompagnata da un rinnovato interesse del dibattito pubblico e politico intorno ad essa.
In particolare, l'introduzione di innovativi sistemi di IA "generativa" verso il largo pubblico quali, ad esempio, il lancio da parte di OpenAI di Chat-GPT, ha rianimato il dibattito anche non specialistico in merito alle conseguenze della diffusione di questi strumenti nelle attuali società digitali. Tale dibattito, in passato, si è spesso polarizzato prospettando, da un lato futuri di ulteriore sviluppo e benessere, dall’altro crescenti rischi, tal volta esasperati in termini sensazionalistici o riferiti a scenari e immaginari fantascientifici che poco hanno a che fare con la realtà del fenomeno.
Alla luce di ciò, il presente contributo intende indagare proprio gli immaginari, i frame e le narrazioni legate all’IA generativa utilizzati dall'informazione giornalistica in Italia. Per farlo saranno analizzati e confrontati due campioni di articoli provenienti dai principali quotidiani italiani, l'uno precedente il lancio di Chat-GPT, avvenuto in Italia il 30 novembre 2022, e l'altro posteriore a tale data.
Attraverso l’analisi comparata del contenuto dei due campioni si intende verificare: 1) il modo in cui l’informazione mainstream in Italia ha rappresentato il fenomeno dell’IA e 2) l'impatto specifico di ChatGPT all’interno del dibattito pubblico italiano.
Situare il giornalismo locale. Ruoli del giornalismo tra genere, prossimità e innovazioni digitali
Francesca Tampone
Università di Milano - Bicocca, Italia
Topic: Questa ricerca si propone di esplorare i ruoli e le dinamiche che animano il lavoro giornalistico da una prospettiva di genere nel contesto geografico dell'Italia nord-occidentale. Il problema di ricerca che si intende affrontare riguarda il ruolo che il giornalismo locale può avere in relazione alle questioni di genere, considerando la sua peculiare vicinanza alle comunità di cui narra, all'interno di un ambiente networked digitale ed ibrido.
Rationale: Numerosi studi che hanno studiato il giornalismo in prospettiva di genere - sia a livello internazionale che nazionale - hanno evidenziato significative disuguaglianze in termini di opportunità di accesso e partecipazione, discriminazione nel coverage, linguaggi e perpetuazione di stereotipi sia all'interno delle redazioni sia nei prodotti giornalistici. Questo progetto di ricerca esplorativo mira ad ampliare e integrare i risultati degli studi precedenti, concentrandosi sul processo di produzione delle notizie e sulle dinamiche quotidiane di lavoro nelle redazioni locali.
Approccio teorico: Data questa enfasi, si ritiene fondamentale considerare le notizie come un prodotto della produzione delle stesse. Il giornalismo è quindi compreso in una prospettiva istituzionalista, in quanto è dato dalle pratiche routinizzate, regole esplicite e implicite e convinzioni che influenzano il lavoro giornalistico. La teoria istituzionalista è preziosa non solo per analizzare le pratiche e le dinamiche giornalistiche, ma anche per comprendere la loro adattabilità nel contesto della digitalizzazione.
Applicazione empirica: Questa ricerca vuole indagare come la prossimità influisca sul ruolo dei giornalisti nel riportare notizie di genere, come la composizione di genere delle redazioni abbia un impatto sulla produzione e come la trasformazione digitale e ibrida incida sulle pratiche e sulle routine delle redazioni locali. Per rispondere a queste domande, la ricerca è mixed-methods. Osservazioni partecipanti in due testate locali si associano ad un'analisi quantitativa dei contenuti delle notizie pubblicate sui loro siti web nei periodi in cui sono state condotte le osservazioni etnografiche (che coprono anche novembre 2023 e marzo 2024, come periodi importanti per le questioni di genere). Questa prospettiva metodologica consente di esaminare in modo completo l'informazione locale nel suo intero ciclo di vita, dalle sue origini - compresi i processi di discussione, selezione e redazione - al suo output finale, la notizia stessa, come prodotto del processo di produzione.
AI e newsmaking: una prima indagine esplorativa nelle redazioni italiane
Simone Carlo1, Maria Francesca Murru2
1Università Cattolica del Sacro Cuore, Italia; 2Università degli studi di Bergamo, Italia
Secondo il rapporto dell’Osservatorio italiano sul Giornalismo Digitale, il 2023 è stato l’anno della sperimentazione dell’Intelligenza Artificiale (AI) nelle redazioni giornalistiche. I primi e timidi utilizzi dell’AI nei processi di newsmaking registrati dal rapporto riguardano prevalentemente l’adozione di algoritmi per cavalcare i trend e decidere gli argomenti da trattare, di sistemi di machine learning che automatizzano la pubblicazione delle notizie e di CMS intelligenti a supporto dei giornalisti e di strategie di personalizzazione dei contenuti attraverso l’analisi dei dati.
L'ascesa dell'AI può dunque potenzialmente esercitare un profondo impatto sulle industrie dei media, compreso il giornalismo, con una riconfigurazione del processo di produzione delle notizie e a un ripensamento del ruolo (pubblico) dei giornalisti.
A partire dalle prime esperienze all’interno delle redazioni, la letteratura sta riflettendo sul ruolo che l'AI svolgerà nella ridefinizione delle routine di produzione dell'informazione e nella riconfigurazione delle competenze professionali, dell'autorevolezza e dei ruoli all’interno delle redazioni (Fink & Anderson, 2014);(Hamilton & Turner, 2009);(Howard, 2014); .
In alcuni casi, la ricerca si è concentrata principalmente sull'AI come risorsa di potenziamento del data/computational journalism per migliorare i dati (Coddington, 2015), mentre in altri l'attenzione si è rivolta verso lo studio delle diverse forme di ibridazione tra sistemi informatici e professionisti all'interno del workflow giornalistico (Diakopoulos, 2019). Su questo secondo fronte, resta ancora da esplorare nel dettaglio come l'AI possa integrarsi, potenziare ed eventualmente riscrivere le routine giornalistiche, e in che misura la sua adozione possa ridefinire le condizioni di autonomia e di agency dei professionisti dell'informazione. Il presente contributo intende affrontare questi aspetti a partire da un'indagine esplorativa delle pratiche emergenti di ibridazione giornalistica con i diversi sistemi di machine learning attualmente disponibili.
A tal fine, la ricerca si avvarrà dell'analisi di una serie di interviste a giornalisti, direttori delle risorse umane e membri delle redazioni responsabili della gestione e dell'implementazione dei sistemi informatici delle newsroom, che lavorano per le maggiori media company italiane e per alcune testate locali. Con l'obiettivo di superare l'uso dell'IA come parola d'ordine inflazionata e ambigua, l'analisi offrirà innanzitutto una mappatura dei principali software di automazione adottati nelle redazioni italiane, chiarendo quali funzioni di newsmaking vengono automatizzate e se vengono concretamente adottati sistemi di machine learning.
In secondo luogo, l'attenzione sarà rivolta alle dinamiche concrete che hanno accompagnato l'integrazione degli strumenti di AI nelle nuove routine di produzione, la relativa riconfigurazione del flusso di lavoro giornalistico, guidata sia dalla libera iniziativa di singoli giornalisti che utilizzano l’AI per semplificare e velocizzare parte del loro lavoro, sia dall'adozione istituzionalizzata imposta alle redazioni dai gruppi editoriali.
Infine, il punto di vista degli intervistati a cui è stato chiesto di ipotizzare come l'AI plasmerà il loro lavoro nei prossimi decenni ci permetterà di mappare le aspettative e gli immaginari su come l'AI si intersecherà con le questioni dell'indipendenza del giornalismo dal potere economico e politico, della sostenibilità economica delle imprese giornalistiche e dell'adempimento della loro missione civica di aiutare a far capire la società.
Per una analisi della soggettività giornalistica sulla dis/abilità. Il professionista tra esperienza e riflessività
Marco Bruno, Fabiana Battisti, Gaia Peruzzi
Sapienza Università di Roma, Italia
Il presente lavoro indaga il ruolo del giornalismo sulla dis/abilità all’intersezione tra esperienza e riflessività nel contesto italiano. In particolare, la proposta assume la soggettività come risorsa epistemica per il giornalista che si occupa principalmente di dis/abilità. Questa è tra gli argomenti più scarsamente studiati nell'insieme della diversità contemporanea (Woldring, Nguyen, 2023), pur al centro di una crescente sensibilità dovuta all'emergere dell'intersezionalità come strumento analitico per comprendere i problemi sociali e la complessità delle identità sociali (Hill Collins, Bilge, 2020). Seguendo Steensen (2017, p. 28), la soggettività va intesa come la somma di tutte le identità che coesistono nell'individuo (genere, orientamento sessuale, classe, etnia) e l'atto riflessivo della coscienza di sé (sempre incompleta). Pertanto, la soggettività diventa terreno primario di confronto e negoziazione della conoscenza dell'altro e della narrazione costruita a partire da quest'ultimo.
In questo senso, la soggettività del giornalista - che abbia o meno una o più disabilità - trova ancoraggio nel riconoscimento epistemico di molteplici punti di vista. Come suggerisce Hill Collins (1990), tale prospettiva implica la capacità di ruotare il proprio centro di ascolto e osservazione della realtà, riconoscendo l'esperienza come epistemica. Storicamente legata ai media minoritari o alternativi (Husband, 1998), l'espressione della soggettività trova continuità nel giornalismo volto a perseguire la giustizia sociale, sempre più invocata nell'attuale società complessa, diseguale e frammentata (Parks, 2020; Varma, 2022; Zelizer et al. 2022; Schmidt, 2023). In questo scenario, la rappresentazione della diversità può finire per essere un disclaimer strategico fine a se stesso (Kosterich, Ziek, 2023), tuttavia, nella capacità di ruotare il proprio punto di vista, il giornalista può eticamente ascoltare l'altro (Goggin, 2009; Wasserman, 2013) e discostarsi dalle narrazioni editoriali consolidate (Scheufele, 1999; D'Angelo, Shaw, 2018). Nel contesto italiano l'attenzione giornalistica al tema della disabilità è sempre stata stentata (Bomprezzi, 2005), pertanto il contributo si pone la seguente domanda di ricerca: come interviene la soggettività del professionista che si occupa di dis/abilità nelle sue pratiche di coverage del tema e, più in generale, nella sua definizione di agente di cambiamento sociale?
Metodologicamente, sono state condotte interviste semi-strutturate su un campione mirato (Ritchie et al., 2003) di 24 professionisti dell'informazione, specializzati sul tema della disabilità (freelance, collaboratori esterni o dipendenti di redazioni italiane nazionali e regionali). Il campione è stato individuato dopo una prima mappatura dei palinsesti televisivi del Servizio Pubblico e delle riviste e rubriche tematiche presenti nelle edizioni cartacee e digitali dei media tradizionali. L'insieme dei professionisti individuati è stato confermato e ampliato attraverso le reti del Forum Nazionale Terzo Settore (Peruzzi, 2011; Peruzzi, Volterrani, 2016). L'analisi delle trascrizioni si è ispirata alla grounded theory costruzionista (Charmaz, 2006; 2014; 2021). Le prime evidenze emerse dalle interviste rivelano tra le dimensioni più rilevanti quelle che abbiamo definito: 1. Esperienza, in ambito professionale e di vita; 2. Riconoscimento, beat-non beat e riserve indiane; 3. Nuovi sguardi sulle narrazioni; 4. Difesa e negoziazione di spazi e visibilità; 5. Azioni per il cambiamento. A partire da queste, si configura un giornalista del "margine", riprendendo il concetto di hooks (2018), mai centrale nelle redazioni e negli spazi di pubblicazione, ma apertamente dedito a ingaggiare una battaglia creativa per costruire un cambiamento sociale nel modo in cui la cultura pubblica della dis/abilità è intesa in Italia. Questo esercita la loro soggettività proponendo nuove narrazioni, che riformulano i valori-notizia e ruotano il centro di osservazione dei lettori. La soggettività permette così di perseguire un giornalismo risonante (Ettema, 2005; Rosa, 2022), curioso (Harcup, 2021) e attento al pubblico, esso stesso alla ricerca di storie da cui imparare cose nuove e che ha bisogno di essere riconosciuto dalla società e di comprenderla (Costera Meijer, 2022).
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