Programma della conferenza

VI Convegno Nazionale SISCC “Possiamo ancora capire la società. Comprensione, previsione, critica.” / Roma, 20/21 giugno 2024

Il convegno 2024 della SISCC, in continuità con quelli degli scorsi anni, intende esplorare le complesse relazioni fra potere e pratiche creative, il corto-circuito fra emersione e anestetizzazione del conflitto sociale nonché le potenzialità che provengono da esperienze diffuse ma non necessariamente connesse. La SISCC ritiene che l’immaginazione sociologica debba essere supportata da una capacità di analisi scientifica e da una comprensione critica della società. Quale può essere allora il nostro ruolo di scienziati e scienziate sociali? E, in particolare, quale contributo possiamo dare alla comprensione della società proprio a partire dallo studio dei processi culturali e comunicativi che attraversano il nostro tempo?

 
 
Panoramica della sessione
Sessione
Sessione 4 - Panel 7: Comunicazione pubblica
Ora:
Venerdì, 21.06.2024:
9:00 - 10:30

Chair di sessione: Laura Solito
Luogo, sala: Aula VII


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Presentazioni

Comunicare l'Europa nell'era dell'incertezza: i cambiamenti dell'opinione pubblica sulla politica comune di difesa e di sicurezza

Davide Emanuele Iannace1,2, Sara Pane2

1CNR-IRCRES; 2Università di Roma "La Sapienza"

La comunicazione pubblica dell’Unione europea (UE) è un potente strumento a disposizione delle istituzioni comunitarie per informare i cittadini riguardo alla progettualità futura e creare engagement, cioè coinvolgimento e partecipazione nel dibattito pubblico, alimentando quel “forum” di discussione pubblica cui si riferisce il concetto di sfera pubblica europea. Alcune issues, come quella della difesa e della sicurezza comune, sono tuttavia rimaste al margine e l’opinione pubblica europea ha riscontrato difficoltà nel formarsi e nel posizionarvisici. A causa dell'aumento dell'instabilità geopolitica, caratterizzata dai conflitti russo-ucraino e israelo-palestinese, il dibattito sull'esercito comune è stato riportato in primo piano all’interno delle agende mediali e negli ambienti istituzionali degli stati membri, oltre che a Bruxelles, e i cittadini sono stati raggiunti da flussi informativi e comunicativi relativi alla politica di sicurezza e di difesa comune. La comunicazione pubblica dell'Europa svolge la funzione di “interprete” e di “traduttore” del linguaggio di policy, caratterizzato dall’utilizzo di tecnicismi che lo rendono poco comprensibile per i cosiddetti “non addetti ai lavori”, veicolando un’informazione “semplificata” e verificata. Questa logica si applica anche alla politica europea di sicurezza e di difesa comune (PSDC) Ciononostante, studi che abbiano indagato il posizionamento dell’opinione pubblica nei confronti di questo specifico ambito di policy, contestualizzando la riflessione nello scenario contemporaneo, sono pressoché inesistenti. Partendo da questo research gap, il presente studio si propone di approfondire il posizionamento dei cittadini europei riguardo a tale questione, focalizzandosi su due specifiche dimensioni: conoscenza e attitudini. Quale conoscenza e quali attitudini hanno i cittadini europei in materia di sicurezza e difesa comune? La issue della difesa e della sicurezza comune ha un impatto sulla sfera pubblica europea? Se sì, in che modo? Tramite queste domande di ricerca, si intende esplorare due ipotesi. Innanzitutto, che le crisi, favorendo il confronto e il dibattito su tematiche di rilevanza comune per i 27 Stati membri, agiscano come veri e propri “driver” per il consolidamento della sfera pubblica europea. La seconda ipotesi, invece, è che una maggiore comprensione e conoscenza dei meccanismi interni e degli sviluppi in seno alla PSDC possano essere collegati a determinate attitudini e percezioni dell’UE e delle sue politiche. In termini di metodologia di ricerca, è stata costruita una survey, in lingua inglese e diffusa su scala europea, orientata a raccogliere e analizzare la percezione e l’opinione di cittadini europei, ma anche di esperti di politiche ed istituzioni europee. Sulla linea delle indagini condotte sul tema della Difesa comune da parte sia di Eurobarometer che dell’European Social Survey, la survey ricostruisce il profilo demografico dei rispondenti e utilizza la tecnica delle scale Likert per registrare le attitudini e le percezioni dei rispondenti.



La comunicazione pubblica degli Urp per l’empowerment dei cittadini: il caso di Roma Capitale.

Paolo Brescia, Gabriella Radano

Sapienza Università di Roma, Italia

Il contributo presentato si inserisce all’interno di un filone di ricerche, che in occasione del trentennale della primissima istituzione dell’Urp (D.LGS 29/93) ha avviato alcune riflessioni critiche sullo stato dell’arte di questa struttura professionale che ha rivestito un ruolo chiave nella comunicazione della P.A.

Il decreto 29/93 rendeva questa struttura professionale un elemento chiave nella gestione della relazione tra utenti e pubblica amministrazione, mentre la successiva L.150/00 ne sanciva l’obbligatorietà, estendendo le sue funzioni, per di avvicinare ancora di più le amministrazioni al cittadino, ascoltare, rispondere ad una domanda differenziata di servizi da parte del pubblico, stabilendo così il dovere delle istituzioni di informare e comunicare, con democrazia e imparzialità (Faccioli 2000; Zémor 2008; Rovinetti 1997).

Lo scenario attuale ci consegna ad oggi poche ricerche strutturali sul ruolo agito, di fatto, dagli Urp, e sulle caratteristiche che lo rendono ancora un punto di riferimento interno alle P.A. Risulterà importante, dunque, esaminare con un focus dedicato le attività degli Urp, il loro livello di istituzionalizzazione nei contesti cittadini, operare una ricostruzione dell’immagine che essi detengono sia all’interno delle pubbliche amministrazioni (con l’opinione di chi lavora negli Urp e dei vertici politici) che nella visione di autori che analizzano il più ampio campo di indagine della comunicazione pubblica. Inoltre, elementi di ricerca saranno l’uso delle piattaforme digitali e, contestualmente, la verifica delle nuove funzioni degli Urp nella comunicazione pubblica digitale.

Il contesto della ricerca è quello di Roma Capitale, peculiare caso di gestione degli Urp, che per dimensioni e ramificazione rappresenta una P.A. particolarmente ampia e foriera di servizi essenziali per il cittadino. Accanto all’analisi delle funzioni istituzionali consolidate, si intende analizzare quali strumenti innovativi sono stati introdotti nella gestione dei rapporti con gli utenti, sia per processare le informazioni che per elaborare un nuovo modello di relazione, in linea con il recente approccio “multilivello” (Lovari, Ducci 2022). Allo stesso tempo, si analizzeranno anche alcuni casi di Urp municipali, per capire come il contesto locale e le sue spiccate eterogeneità influenzino l’attività degli Urp.

La ricerca muove da alcune questioni essenziali, in primis la comprensione del perché queste strutture, spesso trascurate dalla comunicazione della P.A., siano ancora un elemento di sicurezza e mantenimento della fiducia delle istituzioni pubbliche verso i cittadini, elementi intangibili per una amministrazione nel rapporto con i suoi interlocutori (Canel & Luoma-Aho 2019). La pandemia (Lovari et al. 2020; ) e la platformization della società (Van Dijck et al 2018; Sorice 2020) stanno imponendo la rapida introduzione di nuovi modelli di relazione tra istituzioni e cittadini, con l’obiettivo di tenere fede ai principi guida della comunicazione pubblica (Faccioli 2000; 2002). La pluridirezionalità dei nuovi modelli di relazioni avvia così una destrutturazione e disintermediazione nel rapporto cittadini-amministrazioni, in cui la comunicazione di relazione riacquista importanza alla luce del nuovo ruolo dei cittadini (Lovari, Ducci 2022).

I metodi di indagine adotteranno un approccio qualitativo, basato su due distinte fasi di ricerca: inizialmente, verranno effettuate interviste in profondità (Cardano 2003) a testimoni privilegiati (vertici delle P.A., dipendenti, collaboratori) con l’obiettivo di compiere un focus sui contesti di ricerca; successivamente, con analisi approfondite del contenuto (Faggiano 2016) dei siti web e dei canali social degli Urp con lo studio di documenti strategici e/o piani di comunicazione realizzati con la partecipazione degli Urp, con l’obiettivo di verificare la dimensione dell’empowerment per i cittadini e gli sviluppi futuri alla luce della crescente digitalizzazione (Boccia Artieri et. al 2022).



Citizen engagement, quanto la PA può delegare all’intelligenza artificiale il suo rapporto con i cittadini?

Giulia Banfi

Università degli Studi di Ferrara, Italia

La crescente esigenza di efficientamento dei servizi pubblici e l'evoluzione tecnologica nell'ambito dell'Intelligenza Artificiale (IA) pongono una questione fondamentale: quali sistemi della pubblica amministrazione possono essere automatizzati e, più specificatamente, quali servizi pubblici possono beneficiare dell'automatizzazione tramite l'uso dell'IA? Questa domanda di ricerca si colloca al centro del dibattito sulla modernizzazione della pubblica amministrazione, mirando a identificare aree potenziali per l'innovazione e l'efficienza tramite l'integrazione dell'IA.

Il contesto di questa indagine si situa nell'intersezione tra l'innovazione tecnologica e la gestione pubblica, dove l'IA si propone come strumento trasformativo per migliorare la prestazione dei servizi pubblici, riducendo i tempi di attesa, ottimizzando le risorse e personalizzando l'esperienza degli utenti. La rilevanza di questa tematica è amplificata dalla pressione crescente sulle amministrazioni pubbliche per rispondere in modo efficace ed efficiente alle esigenze dei cittadini, in un contesto di risorse limitate e aspettative in continua evoluzione.

Per rispondere a questa domanda di ricerca, si propone un approccio metodologico che si concentra sul caso italiano e in particolare sull’analisi dei servizi rivolti direttamente al cittadino da parte delle regioni e delle province autonome d’Italia. Attraverso una prima mappatura, si intende identificare e classificare i servizi pubblici che hanno già sperimentato forme di automatizzazione, valutandone l'efficacia e le sfide incontrate. A seguire, si procederà con una classificazione dei servizi in base alla loro complessità procedurale. Tale classificazione contribuirà a dare prime risposte al dibattito su quali tipi di servizi pubblici possono essere integrati da applicazioni di intelligenza artificiale, prendendo come base teorica la suddivisione tra azioni complesse e difficili delegabili all’IA [Floridi, 2022]. Inoltre, si intende rispondere ad una domanda strettamente collegata alla principale domanda di questa ricerca, ovvero fin dove la pubblica amministrazione si deve spingere nel delegare all’IA il suo rapporto con i cittadini? E in che misura l’IA può generare valore pubblico? [Van Noordt, 2023].

I risultati attesi includono una mappatura dettagliata dei sistemi e dei servizi della pubblica amministrazione suscettibili di automatizzazione tramite IA, unitamente a una valutazione dell'impatto potenziale in termini di efficienza, efficacia e soddisfazione degli utenti. Si prevede che i risultati contribuiranno a restituire alla sociologia un ruolo nel dibattito sull’integrazione delle nuove tecnologie, tra cui l’intelligenza artificiale, fornendo alla pubblica amministrazione dati chiave su quali servizi vale la pena automatizzare e quanto la PA debba spingersi in avanti nella delega uomo-macchina nel relazionarsi con i cittadini, e più in generale nella partecipazione e costruzione di una comunità.

Con l’obiettivo di costruire un'amministrazione pubblica più efficiente, efficace e digitale, la PA rischia di perdere di vista il suo ruolo cardine di semplificazione, appartenenza e significazione della realtà. Ruolo che le viene attribuito dalle funzioni pubbliche riconosciute dall’ampia letteratura [Faccioli, 2000], [Arena, 2004], [Lovari, Ducci, 2022]. Dare significato alla realtà, inteso come identificazione valoriale, rispetto dell’Altro, significazione del contesto e territorio di riferimento, si declina spesso attraverso la comunicazione e le piattaforme digitali, con l’obiettivo di snellire e velocizzare procedure. Ma la domanda sul come si possa lavorare, attraverso le tecnologie, sull’identificazione valoriale delle comunità a cui parla la PA, è ciò che al momento riserva una più urgente risposta per trovare un equilibrio tra un approccio tecno-entusiasta e un approccio scettico-apocalittico.



Realtà ibride e Pubblica Amministrazione (PA). L'impatto della trasformazione digitale sugli attori umani nella PA

Laura Tirabassi

Università di Bologna, Italia

La migrazione dei servizi pubblici sulla piattaforma digitale ha il potenziale di migliorare la vita dei cittadini offrendo servizi più rapidi, efficienti, trasparenti e partecipativi, all'interno della quale cittadini e consumatori rientrano unitariamente nella definizione di prosumer (Degli Esposti, 2015). I processi di razionalizzazione burocratica (Ritzer, 2019) e piattaformizzazione (Poell et al., 2019), così come l'implementazione di sistemi intelligenti e la convergenza tra spazio fisico e digitale, definiscono un ecosistema ibrido governato da quei rapporti di potere che regolano l'ambiente digitale (Bentivegna & Boccia Artieri, 2019). L’innovazione tecnologica diviene quindi l'elemento determinante nella generazione di una nuova complessità, la quale può essere analizzata e compresa solo attraverso le teorie e gli strumenti analitici in grado di osservare l’interazione tra attori umani e tecnologici (Kitchin, 2017; Selbst et al., 2019).

Nella sfera della Pubblica Amministrazione (PA) è stato introdotto un nuovo approccio di “open government” in grado di ottimizzare l’esercizio pubblico grazie all’utilizzo di dati aperti (open data), allo scopo di incrementare la trasparenza amministrativa, migliorare i servizi al cittadino e promuovere la crescita dell’economia immateriale (De Blasio & Sorice, 2016; Broomfield & Reutter, 2022). Nel contesto italiano, l’investimento nella digitalizzazione del settore pubblico vede, tra gli altri, l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) (2021-2026) finalizzato a rafforzare le infrastrutture digitali della PA e facilitare l’accesso ai servizi per tutti i cittadini. Tuttavia, l’attuazione di un piano nazionale ha già riportato esiti di carattere eterogeneo, in cui i provvedimenti per una PA efficiente e trasparente si realizzano secondo strade disomogenee nei vari contesti territoriali (Ducci, 2017).

Seguendo un approccio che osserva la PA come sistema sociotecnico, in cui attore umano e non umano interagiscono in misura sempre maggiore, il contributo prevede un focus sulla provincia di Rimini, identificata come un caso di successo nel percorso di digitalizzazione del contesto italiano e definita “città digitalmente matura". In seguito all’analisi dei dati di primo livello forniti dalla provincia di Rimini rispetto ai progetti attivi sul territorio e alla conduzione di focus group con un campione rappresentativo di attori coinvolti, la ricerca intende indagare come l'implementazione di un modello burocratico dettato dai criteri della piattaforma digitale possa garantire accessibilità, inclusione ed equità a tutti i cittadini, in un'ottica, quindi, di mitigazione del divario digitale (DiMaggio et al., 2004).



 
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