Programma della conferenza

VI Convegno Nazionale SISCC “Possiamo ancora capire la società. Comprensione, previsione, critica.” / Roma, 20/21 giugno 2024

Il convegno 2024 della SISCC, in continuità con quelli degli scorsi anni, intende esplorare le complesse relazioni fra potere e pratiche creative, il corto-circuito fra emersione e anestetizzazione del conflitto sociale nonché le potenzialità che provengono da esperienze diffuse ma non necessariamente connesse. La SISCC ritiene che l’immaginazione sociologica debba essere supportata da una capacità di analisi scientifica e da una comprensione critica della società. Quale può essere allora il nostro ruolo di scienziati e scienziate sociali? E, in particolare, quale contributo possiamo dare alla comprensione della società proprio a partire dallo studio dei processi culturali e comunicativi che attraversano il nostro tempo?

 
 
Panoramica della sessione
Sessione
Sessione 2 - Panel 1: Comprendere le relazioni supportive come esito di un capitale sociale generativo
Ora:
Giovedì, 20.06.2024:
15:30 - 17:00

Chair di sessione: Donatella Bramanti
Luogo, sala: Aula Aldo Moro


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Presentazioni

Comprendere le relazioni supportive come esito di un capitale sociale generativo

Donatella Bramanti1, Lucia Boccacin1, Sara Nanetti1, Isabella Crespi2, Marta Scocco2, Emiliana Mangone3, Francesca Cubeddu4, Daria Panebianco5

1Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano; 2Università degli Studi - Macerata; 3Università degli Studi - Salerno; 4IRPPS-CNR di Roma; 5Università degli Studi - Padova

Chair: Donatella Bramanti Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano

Le relazioni supportive rappresentano una dimensione fondamentale delle dinamiche sociali contemporanee, evidenziando l'importanza delle relazioni umane e del capitale sociale generativo.

Le relazioni supportive (Lakey, Cohen, 2000; Turner, Turner, 2013) rappresentano un elemento chiave nella rete di relazioni intersoggettive di un individuo. Esse comprendono il sostegno emotivo, morale e materiale fornito da familiari, amici, colleghi e altri significativi, e risultano fondamentali per affrontare le sfide della vita quotidiana e per mitigare gli effetti negativi dello stress, dell'isolamento e delle difficoltà personali. Il caregiving (Bruhn, Rebach, 2014), quale particolare forma di relazione supportiva, può essere definito come l'atto di fornire assistenza e cura, in modo assiduo e continuativo, a familiari appartenenti alla stessa o ad altre generazioni, spesso anziani, malati o disabili. Attraverso il caregiving, si manifesta una forma di sostegno e solidarietà tra le persone che può presentare i caratteri della reciprocità, all'interno della famiglia o nel contesto comunitario, contribuendo alla costruzione di legami interpersonali significativi e alla promozione del benessere individuale e collettivo. Il concetto di capitale sociale quale motore di tali relazioni, può essere inteso, a partire da una prospettiva interazionista strutturale (Degenne e Forsé 2004; Tronca 2013; Tronca e Sità 2019), come un tessuto sociale in grado di fornire risorse a coloro che vi partecipano attivamente. Questo capitale è definito sociale poiché si basa sulle relazioni sociali e consiste in ciò che fluisce attraverso le reti e nella struttura stessa delle reti. In questo senso, il capitale sociale funge da infrastruttura strategica immateriale che contribuisce in modo significativo allo sviluppo sociale, insieme ad altre forme di capitale quali quello umano, culturale ed economico. Questa concezione pone l'accento sull'importanza delle relazioni e della struttura sociale nell'orientare e facilitare lo sviluppo e il benessere della comunità.

Il presente panel intende investigare le dinamiche, le sfide e le implicazioni delle relazioni di supporto sia intergenerazionali che all’interno del gruppo dei pari, con particolare attenzione alla dimensione familiare e alle differenze di genere. Attraverso riflessioni teoriche e i risultati di alcune ricerche si intende contribuire al dibattito aperto sulla capacità o meno delle relazioni alla base del capitale sociale, di non essere solo particolaristiche ma di produrre risultati positivi in termini di benessere individuale e di orientamento alla pro-socialità e al civismo.

Il primo contributo esplora il tema del caregiving all'interno del contesto più ampio del social support, concentrandosi sull'importanza delle reti di supporto informale. Attraverso 40 interviste diadiche con caregiver di anziani fragili e le loro figure di sostegno, la ricerca evidenzia il ruolo cruciale di tali reti nel migliorare la qualità della vita dei caregiver, promuovendo la resilienza e facilitando l'adattamento alle sfide della cura.

Il secondo contributo analizza i cambiamenti demografici che influenzano la cura degli anziani in Italia, sottolineando l'importanza dei legami familiari e delle reti di supporto sociale. Nonostante una maggiore condivisione delle responsabilità di cura, persiste una disuguaglianza di genere, con le donne che dedicano molto più tempo al caregiving informale rispetto agli uomini, compromettendo spesso la propria carriera e indipendenza economica. È necessario un impegno continuo per promuovere l'equità di genere nelle dinamiche familiari e nella distribuzione delle responsabilità di cura, per garantire modelli di caregiving sostenibili per le future generazioni.

Il terzo contributo evidenzia l'aumento della vulnerabilità, soprattutto tra i giovani, a seguito delle crisi socio-culturali recenti, come la pandemia. Si sottolinea l'importanza del supporto sociale tra pari nel contrastare questa situazione, aiutando i giovani a sviluppare nuove abilità e a migliorare il loro benessere. Si esplora la teoria dell'apprendimento sociale di Bandura e si presentano esempi di supporto sociale tra pari utilizzati per affrontare problemi come il razzismo e il bullismo, mostrando come possano essere efficaci nel promuovere la cura e la prevenzione dei problemi sociali.

L’ultimo contributo affronta il tema dell’affido attraverso un’analisi empirica sul ruolo delle famiglie affidatarie che evidenzia l'importanza delle relazioni supportive nello svolgimento dei loro compiti di cura. Attraverso un approccio integrato, vengono analizzate le reti di supporto sociale delle famiglie affidatarie rivelando necessità e risorse del percorso di affido. I risultati mostrano come le relazioni supportive siano cruciali per la formazione del capitale sociale familiare, mentre il coinvolgimento degli operatori dei servizi sociali contribuisce a promuovere tali reti e a supportare le famiglie nelle loro molteplici funzioni.

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Il “caregiving”: riflessioni sociologiche su un concetto polisemico e primi dati da una ricercaLucia Boccacin, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano

Sara Nanetti Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano

Il tema del caregiving si colloca nel più ampio contesto riflessivo e interpretativo del social support, che riguarda modalità di sostegno plurime (fisiche-psichiche, emotive, strumentali, relazionali, Israel 1988) e che in genere si realizza nell’ambito dei social network.

C’è un’area cuscinetto tra il social support e il caregiving vero e proprio, rappresentato dai network di supporto informale che aiutano i caregiver direttamente impegnati nei compiti di cura con i destinatari delle prestazioni.

Le dinamiche di supporto sono articolate e coinvolgono i soggetti che prestano aiuto ai caregiver, gli stessi caregiver informali e professionali e i destinatari delle loro prestazioni; inoltre riguardano i tipi di relazioni formali e informali che si sviluppano danno origine a diversi reticoli sociali.

Concettualmente il termine “caregiving”, ovvero “prestare cura”, connette due termini: la cura e il dare, l’offrire.

Etimologicamente il termine “cura” significa riguardo, interessamento attento e sollecito, prestare attenzione, mentre il termine “giving “evidenzia un processo di assunzione di responsabilità personale, volto a favorire il benessere di altri, sulla base del riconoscimento dei loro bisogni e della propensione o della necessità di essere proattivi nei loro confronti (Oliner e Oliner (1995).

Caregiving si configura pertanto come un termine polisemico; non è una azione puntuale e specialistica, ma è un processo, richiede il concorso di più soggetti e genera esiti a livello micro (della persona) a livello meso (nell’ambito delle reti parentali o delle équipe di professionisti) a livello macro (nei contesti sociali).

Richiede inoltre una elaborazione mentale oltre che pratica tra i soggetti in relazione: tale elaborazione, essendo immateriale, non è visibile e pertanto raramente viene considerata.

Dunque, il caregiving può essere inteso come processo di elaborazione - sia mentale sia pratica - che connette relazionalmente i soggetti in causa avendo come obiettivo la realizzazione di un processo di cura.

Ne emerge che la messa in atto di un processo di caregiving bilanciato sotto il profilo relazionale è l’esito della combinazione di fattori materiali e immateriali, di risorse molteplici e differenziate e di qualità delle relazioni, di soggetti con ruoli e collocazioni sociali differenti, di supporto concreto ma anche emotivo e psicologico, di empatia umana ma anche mentale.

Il tema è oggetto di una ricerca mixed method di carattere nazionale finanziata dai fondi del Pnrr dal titolo: Il capitale sociale nelle pratiche di cura in Italia: caregiving e supporto sociale in tempi di pandemia. Im essa sono state condotte 40 interviste diadiche che hanno coinvolto i caregiver di anziani fragili e le loro figure di sostegno. I caregiver coinvolti nelle interviste comprendono giovani caregiver (10 casi), caregiver senior (20 casi) e assistenti professionali stranieri (10). Il focus sulla diade composta da caregiver e persona di riferimento ha consentito di ricostruire il tessuto di relazioni di aiuto e supporto della diade che sostengono il caregiver nei suoi compiti di cura informali o formali.

A partire dall’analisi del contenuto delle interviste verranno presentate le dimensioni del capitale sociale generate dalla relazione diadica. In particolare, si presenterà l’interazione tra fiducia, supporto, reciprocità, riconoscimento e dinamiche di potere e conflitto interne ed esterne alla diade. Dai risultati delle analisi si evidenzia l'importanza cruciale delle reti di supporto informale nel contesto del caregiving e l’impatto che queste hanno nel migliorare la qualità della vita dei caregiver, facilitando una maggiore resilienza e un migliore adattamento alle sfide incontrate nel percorso di cura.

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Cura degli anziani e relazioni familiari: disuguaglianze di genere nei modelli di caregiving in italia

Isabella Crespi Università di Macerata

Marta Scocco Università di Macerata

Negli ultimi decenni, l'Italia ha assistito a significativi cambiamenti socio-demografici che hanno impattato direttamente sulla cura degli anziani e sulle dinamiche familiari. L'aumento dell'aspettativa di vita e il calo delle nascite stanno contribuendo al rapido invecchiamento della popolazione. Questo fenomeno richiede un ripensamento dei tradizionali modelli di cura e una maggiore attenzione alle fragilità degli anziani.

Un'analisi approfondita dei dati Istat mostra che la maggior parte degli anziani, soprattutto se non auto-sufficienti, dipende ancora principalmente dalle proprie famiglie per le attività di cura. Il tema della cura e dei legami familiari costituisce quindi una questione di rilevanza sempre maggiore, specialmente in un contesto demografico come quello italiano in cui gli effetti dell’invecchiamento della popolazione si fanno sempre più evidenti. Secondo uno studio condotto dall'Istat, l'Italia è attualmente uno dei paesi più “vecchi” al mondo, con oltre il 23% della popolazione over 65. Paradossalmente, in un Paese la cui spesa sociale pubblica è ancora sbilanciata sulle pensioni e la cui popolazione è sempre più anziana, l’invecchiamento e la sua gestione sostenibile hanno a lungo faticato a trovare spazio nell’agenda pubblica.

Da un punto di vista culturale in Italia il concetto di famiglia riveste un ruolo centrale e il sostegno reciproco tra i membri della famiglia è considerato un valore fondamentale nella definizione delle relazioni intergenerazionali. Tuttavia, i cambiamenti demografici, sociali ed economici degli ultimi decenni hanno portato a una ridefinizione dei modelli familiari e dei ruoli all'interno della famiglia.

In particolare, il crollo della natalità, l'aumento dell'aspettativa di vita, la diminuzione delle dimensioni familiari e i relativi cambiamenti sulla “rete di sostegno familiare potenziale”, hanno comportato una diminuzione della disponibilità di caregiver primari in ambito familiare, rendendo la cura degli anziani una sfida sempre più complessa per molte famiglie italiane, anche in relazione alle questioni di genere.

Questo paper si propone di esaminare le sfide legate alla cura degli anziani, mettendo in evidenza l'importanza dei legami familiari e delle reti di supporto sociale nel contesto della società contemporanea.

Ci si chiede quale sia oggi nella società italiana il ruolo della famiglia e soprattutto delle donne nella cura degli anziani? Quali gli effetti sulla disparità di genere, sulla partecipazione delle donne al lavoro? Quanto è sostenibile il modello di careving italiano nel lungo termine?

Sebbene finora stata la donna a svolgere il ruolo principale di caregiver, si sta osservando una transizione verso una maggiore condivisione delle responsabilità di cura tra i membri della famiglia. Questo può essere attribuito tra le altre cause, all'aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro e alla crescente consapevolezza dell'importanza della condivisione dei compiti di cura.

Tuttavia, secondo le statistiche nazionali ed europee (Istat ed Eurostat), l'Italia si colloca tra i paesi con il più alto tasso di disuguaglianza di genere nelle responsabilità di cura non retribuita. Le donne italiane dedicano in media più del doppio del tempo degli uomini alle attività di caregiving informale, il che evidenzia la persistenza di disparità di genere nella distribuzione del lavoro di cura.

Uno dei principali risultati dell’analisi dei dati secondari disponibili riguarda quindi il ruolo delle donne nella cura degli anziani perché la disuguaglianza di genere rimane una sfida significativa all'interno delle famiglie italiane. Infatti, nonostante i recenti progressi verso una maggiore parità di genere, le donne continuano a sopportare un carico sproporzionato di responsabilità di cura, spesso a discapito della propria carriera e indipendenza economica. A fronte delle ampie disparità strutturali presenti nella società italiana è necessario un impegno continuo per promuovere l'equità di genere anche nelle dinamiche familiari e nella distribuzione delle responsabilità di cura, al fine di garantire modelli di caregiving sostenibili per le future generazioni.

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Capitale sociale e giovani: l’educazione fra pari come pratica di cura e supporto sociale

Francesca Cubeddu IRPPS-CNR di Roma

Emiliana Mangone Università degli Studi di Salerno

Le crisi degli ultimi decenni hanno dimostrato che la vulnerabilità è in aumento a causa delle trasformazioni socioculturali e naturali e ciò comporta che alcune fasce di popolazione già considerate vulnerabili lo siano ancora di più. La parte di popolazione che ha visto crescere la vulnerabilità è la fascia di popolazione giovane (età 14-34) che nell’attuale scenario post pandemico appare essere quella parte di popolazione che fa più fatica a uscire dagli effetti negativi che ha prodotto il lockdown per la diffusione del virus SARS-CoV-2. I giovani, infatti, risentono di uno spiazzamento sociale determinato dalle conseguenze prodotte dall’emergenza sanitaria, per via dell’aumento della criticità e delle vulnerabilità ma anche della mancanza di certezze, accresciute dalla diffusione online di false notizie. La situazione di incertezza e di vulnerabilità che i giovani vivono li rende bersagli, vittime ed esclusi dal contesto sociale che si palesa nella fragilità dei rapporti con una conseguente perdita di consapevolezza di sé e delle proprie capacità. Tale situazione di disagio può essere coadiuvata da azioni di supporto sociale in cui il “prestatore di supporto e cura” è un altro pari. Se si parte dal fatto che il miglioramento del benessere prende avvio dalle relazioni esperite all’interno del sistema culturale e del territorio di riferimento, le relazioni fra pari intese come capitale sociale (bonding e bridging) possono essere uno strumento per il supporto e la cura.

Il “social supporter” è un pari (in questo caso un giovane) che attraverso la condivisione del proprio capitale culturale e sociale cerca di sostenere il cambiamento individuale degli atteggiamenti, lo sviluppo di nuove abilità o di nuove conoscenze ma anche un cambiamento a livello sociale, in modo da creare - attraverso forme di prossimità - benessere e partecipazione attiva dei suoi pari alla vita sociale.

La teoria dell’apprendimento sociale, sviluppata da Bandura presuppone che nuovi comportamenti sono appresi con la creazione della consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni attraverso il processo di modellazione del comportamento dell’altro. È possibile, quindi, osservare che i giovani apprendano attraverso l’osservazione del comportamento del soggetto con il quale si identificano. E ciò si realizza attraverso l’educazione tra pari, che attiva un processo spontaneo di passaggio di conoscenze, emozioni, esperienze e atteggiamenti. Tale meccanismo è generatore di un cambiamento e di una spinta sociale che innesca nei giovani la ricerca di situazioni di benessere e un miglioramento della propria condizione. Un approccio educativo, che come afferma Freire, attraverso l’“azione culturale dialogica” innesca un supporto sociale fra pari che nella relazione, nello scambio, il sostegno e il dialogo diviene anche un sistema di cura.

Diversificati sono gli esempi di supporto sociale fra pari, alcuni modelli sono utilizzati da organizzazioni del terzo settore per poter affrontare problematiche quali il razzismo, l’abbandono scolastico, la violenza di genere e il bullismo. Il supporto sociale, in questo caso, innesca un processo di cura educando l’altro (ma anche l’intera comunità) non solo al sostegno reciproco ma anche alla prevenzione e previsione degli effetti negativi determinati dai fenomeni richiamati. Attraverso l’educazione fra pari, in questo caso fra giovani, si attivano processi di supporto sociale che sono rigeneratori del tessuto identitario e sociale, ed il presente contributo vuole proprio analizzare, attraverso l’analisi empirica di casi nazionali e internazionali, alcuni esempi di supporto sociale fra pari come forma educativa di pratica di cura.

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Il capitale sociale e i bisogni emergenti delle famiglie affidatarie: una ricerca nei CASF di Padova

Daria Panebianco Università degli Studi di Padova

Le famiglie affidatarie rappresentano una risorsa prioritaria in ogni progetto di affido (Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, 2013), costituiscono un partner attivo, dei Centri per l’Affido, che si impegna affinché il percorso abbia un esito positivo e, pertanto, risponda ai bisogni del minore (Regione del Veneto, 2008), espletando un duplice ruolo nella sua cura e, allo stesso tempo, nella costruzione di un legame con la famiglia di origine. Un affido partecipato prevede una resilienza a trama sociale, in un gioco di rimandi in cui si producono relazioni e si sviluppano reti sociali. Secondo una prospettiva di community-care, l’istituto dell’affido è una risorsa che genera un bene relazionale accessibile a tutti i membri della comunità (Calcaterra & Raineri, 2018) e rappresenta, pertanto, una forma di solidarietà sociale. Trattasi di un intervento che non può essere definito in termini di prestazione, ma, al contrario, deve essere inquadrato come relazionale (Calcaterra, 2014).

Le famiglie affidatarie, per poter adempiere alle funzioni preposte al loro compito di cura e costruzione di relazioni sociali significative, necessitano di essere incastonate in una rete di supporto, formale e informale, che favorisca l’accesso a risorse tangibili e non (Piel et al., 2017), in quanto un’importante forma di capitale sociale, che si ritiene essere necessaria nell’interesse dei minori e di tutti i soggetti coinvolti nel percorso di affido. Un bisogno segnalato dalle famiglie affidatarie, ad esempio, è quello di sentirsi sostenute dalle figure istituzionali, che dovrebbero consentire loro di identificarsi come partner dei servizi preposti alla realizzazione dell’istituto in oggetto, in un costante scambio comunicativo, dove le loro idee e opinioni vengano prese in considerazione (Mallette, 2020). L’accesso a diverse dimensioni di supporto sociale può offrire una prospettiva che facilita il successo della famiglia, e la connessione con altri soggetti che vivono l’esperienza di affido promuove una reciprocità negli scambi che riduce i livelli di stress (Lietz et al., 2016) e rende più competenti nella funzione di caregiver familiare.

Il presente studio, facendo ricorso ad un approccio integrato avente ad oggetto il paradigma della Social network analysis e interviste qualitative semi-strutturate, ha ricostruito le reti supporto sociale di 8 famiglie affidatarie in carico ai Centri per l’Affido e la Solidarietà Familiare di Padova (CASF), con un focus sulla fase conclusiva del percorso di affido, a seguito del raggiungimento della maggiore età da parte dei minori. Inoltre, si è indagato il punto di vista dei 15 operatori dei servizi sociali di Padova per fare luce sulla consapevolezza acquisita rispetto ai bisogni delle famiglie affidatarie in carico, sulle criticità riscontrate e le possibili strategie per la diffusione di prassi operative adeguate e innovative.

I risultati della ricerca contribuiscono a dare voce ai bisogni e ai punti di forza delle famiglie mettendo in luce la rilevanza delle relazioni supportive nella formazione del capitale sociale familiare. Allo stesso tempo, il confronto con e tra gli operatori ha consentito di estendere l’analisi a tutti i soggetti coinvolti nel percorso di affido riconoscendo il loro valore nel dare forma al capitale sociale per i/le ragazzi/e. Infine, lo studio evidenzia l'importanza delle famiglie affidatarie come risorsa fondamentale nel percorso di affido dei minori. Queste famiglie svolgono un ruolo attivo e multifunzionale, contribuendo alla cura dei minori e alla costruzione di legami con le loro famiglie di origine e con i servizi in grado di sviluppare reti sociali affidabili per il minore.



 
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