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Sessione 5 - Panel 4: Lavoro e piattaforme
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L’intelligenza artificiale sostituirà i musicisti? Percorsi di appropriazione dell’AI nel campo della creatività musicale Università di Padova, Italia Nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito ad una diffusione esponenziale delle tecnologie legate all’intelligenza artificiale, adottate sempre più spesso in vari campi ella creazione artistica e culturale. Questa diffusione ha aperto nuove possibilità creative, ma ha anche sollevato perplessità e timori rispetto alla capacità di queste nuove tecnologie di sostituire i creatori in carne ed ossa. Il settore della produzione musicale rappresenta senza dubbio un ambito particolarmente emblematico per analizzare questo tipo di fenomeni. Il presente contributo si domanda, dunque, se e in che modo le nuove tecnologie legate all’intelligenza artificiale, all’automazione digitale e alle tecniche di machine learning possano sostituire i musicisti in carne ed ossa nella creazione musicale. Per rispondere a questa domanda, il contributo adotta la prospettiva teorica dei science & technology studies (STS), che da oramai almeno tre decenni ha contribuito a districare le complesse forme di mutua co-costruzione tra tecnologie e società, a cominciare dall’approccio della Costruzione sociale della tecnologia (Pinch e Bijker 1987) e dall’Actor-network theory (Latour 1987). Da questa prospettiva, il rapporto tra tecnologia e società non si spiega solo con le caratteristiche strettamente tecniche delle tecnologie, ma si snoda attraverso processi di appropriazione, pratiche concrete di uso e costruzioni simboliche delle tecnologie, evidenziando così l’importanza di adottare una prospettiva situata per districare le dinamiche attraverso cui esseri umani e le macchine intelligenti costruiscono e ridefiniscono continuamente la loro relazione nel mondo sociale (Suchman 2007). Nel contributo, questa prospettiva teorica viene incrociata con più recenti studi che riguardano la costruzione sociale dell’intelligenza artificiale (Crawford 2021; Natale 2021) e l’adozione delle nuove tecnologie nel contesto della musica (Sterne 2012; Birtchnell 2018; Sterne e Razlogova 2021). Per rispondere alla domanda di partenza, il contributo presenta e discute alcuni dei risultati di una ricerca in corso sull’adozione delle nuove tecnologie digitali nel contesto della produzione e distribuzione musicale. I dati presentati sono stati raccolti attraverso diverse strategie empiriche e includono una serie di materiali eterogenei come articoli in riviste e siti specializzati, studi di caso relativi al lavoro di particolari istituzioni e artisti, nonché le osservazioni frutto di un lavoro di etnografia digitale sul design e l’uso delle piattaforme online basate sulle tecniche di intelligenza artificiale. Tra gli esempi discussi vi sono le attività del centro di ricerca Spotify Creator Technology Research Lab; l’artista francese SKYGGE autore di uno dei primi dischi composti attraverso l’IA; la piattaforma LANDR, incentrata su forme di automatizzate di mastering audio; la piattaforma Amper, che permette la creazione di musica originale senza il bisogno di possedere alcuna conoscenza musicale. L’analisi dei discorsi, delle forme di uso e delle traiettorie di appropriazione di queste tecnologie musicali basate sull’intelligenza artificiale rivela uno senario che si discosta sia rispetto all’euforica esaltazione delle potenzialità delle nuove tecnologie per la creazione musicale, sia rispetto ai timori relativi alla possibile sostituzione dei musicisti da parte delle tecnologie. In particolare, ciò che emerge è che i nuovi strumenti legati all’intelligenza artificiale, integrandosi così in pre-esistenti pratiche artistiche e musicali, diventano elementi significativi, all’interno dell’infrastruttura socio-tecnica della creatività musicale, per alimentare e rinnovate inedite concatenazioni di creatori umani e dispositivi non-umani. Più in generale, l'apporto di questa analisi per il tema generale del convegno è quello di puntare l’attenzione, in uno scenario sociale in divenire sempre più affollato di nuove applicazioni tecnologiche, sulle dinamiche situate che caratterizzano l’evolversi delle complesse relazioni fra innovazione tecnologica e pratiche simboliche. Women in Between- Adattamenti personali e carriere professionali delle donne durante la pandemia Univetsotà di Firenze, Italia In questo contributo presentiamo i risultati di una ricerca a tre fasi relativa al passaggio della pandemia di Covid 19 e al suo impatto su alcune categorie di professioniste. L'obiettivo di ricerca è quello di fornire una prospettiva longitudinale e rispondere alla domanda relativa a quali siano state le trasformazioni in ambito lavorativo, personale e relazionale per alcune specifiche professioni in rapporto alla adozione, inizialmente forzata, dello smart working. Lo scenario teorico interpretativo utilizzato è di stampo fenomenologico-interazionista (Mead 1934, Goffmann 1974, Carter and Fuller 2015, Smith and Bugni 2006. Tavory 2018) e culturologico (Meyrowitz 1983, Griswold 1986). La metodologia è di matrice principalmente qualitativa. Il quadro metodologico si articola in tre azioni che corrispondono alle tre macro-fasi della pandemia sul piano sanitario (Morens e Fauci 2020) e sociale: La prima fase dell’“active pandemic–lockdown”; la seconda della “deceleration–adaptation to the new rules”; e la terza “endemic–control and management”- Fa da sfondo a questo percorso una fase preparatoria di ricerca quantitativa, ossia una survey online risalente al marzo – aprile 2020, dunque alla fase “active pandemic–lockdown”, dal titolo; Stress, Dealing with Stress, and Experiencing Changes in Social Life during the Covid-19 Pandemic, condotto con l'Institute for Population e Human Studies, presso la Bulgarian Academy of Sciences (IPHS-BAS). La ricerca internazionale ha visto la collaborazione con la sessione Theories and Alienation Research della International Sociological Association (RC36-ISA). Scopo di questa indagine: comprendere come le persone vivessero e affrontassero lo stress causato dalla pandemia di Covid-19 e i conseguenti cambiamenti apportati nella loro vita lavorativa e quotidiana. La survey italiana ha prodotto risultati sbilanciati in termine di genere e di tipologia di professione: circa l'80% dei 650 intervistati italiani erano donne che lavoravano in settori di medio-alto profilo. Sulla base di queste evidenze problematiche, abbiamo comunque optato per proseguire la ricerca adottando il concetto il concetto di diamante culturale di Griswold (1986) per osservare l’oggetto culturale smart working In base ai profili professionali di coloro che avevano risposto alla survey, abbiamo condotto, tra ottobre e dicembre 2020, fase della “deceleration–adaptation to the new rules”, interviste in profondità con 12 donne 3 insegnanti, 3 giornaliste, 3 assistenti sociali e 3 lavoratrici dello spettacolo. Le dimensioni indagate sono state le seguenti: 1) equilibrio tra vita privata e vita lavorativa, 2) atteggiamenti verso le tecnologie digitali, 3) rapporti tra professionalità e identità sociale, e 4) questioni informative e istituzionali. A partire da settembre 2022 fino a dicembre 2022, fase dell’“endemic–control and management”,-abbiamo condotto un secondo ciclo di interviste in profondità con lo stesso campione di persone al fine di inquadrare gli effetti a lungo termine della pandemia sulle loro identità professionali e sulle loro carriere, con l'obiettivo di monitorare gli elementi di continuità e rottura rispetto alle routine professionali, domestiche e relazionali adottate durante la pandemia. In particolare, abbiamo chiesto se le professioniste avessero acquisito nuove competenze attraverso gli adattamenti professionali richiesti dal lockdown; se queste competenze siano tuttora spendibili in un mondo che privilegia il ritorno al lavoro in presenza e se, ed eventualmente come, sia stato rivisto e ripensato il rapporto tra professione e vita privata. Linkedin ‘n bargaining. Discovering alt-labor organizations through professional platforms Università degli Studi di Napoli "Federico II", Italia Linkedin è una piattaforma online progettata per il networking, la ricerca di lavoro, il reclutamento e lo sviluppo professionale. I suoi algoritmi aiutano domanda e offerta a relazionarsi in maniera vantaggiosa, per esempio: People You May Know (PYMK) aiuta i membri a far crescere la loro rete raccomandando potenziali connessioni professionali; InstaJob notifica nuove posizioni (vacancies) a cui l’utente potrebbe essere interessato; Recruiter Search restituisce un elenco classificato di candidati rilevanti alla luce di una ricerca per parole chiave avviata da un reclutatore; Feed aiuta i membri a ordinare i contenuti rilevanti dalle loro reti professionali. L’obiettivo di questo lavoro è rispondere alla seguente domanda di ricerca: c’è spazio su Linkedin per organizzazioni, movimenti e sindacati? Questi algoritmi sono in grado di distinguere i contenuti che diffondono informazioni sulla contrattazione collettiva? L’osservazione è stata condotta usufruendo delle tecniche quantitative e qualitative di analisi, partecipando all’apertura della pagina ufficiale di un’organizzazione alt-labor italiana in ambito tecnologico e coinvolgendo i lavoratori dell’ICT. Per compiere la nostra osservazione e rispondere alla nostra domanda di ricerca (se l’algoritmo di Linkedin agisca in modo tale da non facilitare la diffusione di contenuti di organizzazioni che trattano temi legati alla contrattazione collettiva) abbiamo deciso di osservare l’andamento dei contenuti sulla base della popolarità (operativizzata con l’aumento del numero di followers) e le visualizzazioni nel periodo selezionato, di confrontare l’interesse mostrato verso pagine simili e di interrogare tramite una survey i soggetti coinvolti (gli utenti che hanno iniziato a seguire la pagina, i followers). Per eseguire l’indagine tramite survey in merito alla comprensione di abitudini di utilizzo e aspettative abbiamo utilizzato un campionamento a scelta ragionata degli utenti non militanti che al momento della ricerca seguivano la pagina (45 di 85) . Occorre premettere, ai fini metodologici, che il periodo di osservazione è stato limitato al tempo di una settimana (dal 15 maggio 2022 al 23 maggio 2022) e che in questa fase di analisi non abbiamo utilizzato tecniche di scraping dei dati (che potranno, invece, essere riprese in futuro per un’analisi più puntuale e precisa). Il profilo Linkedin osservato è quello di Tech Workers Coalition Italia, organizzazione alt-labor che supporta i lavoratori e le lavoratrici del settore tecnologico per conquistare maggiori diritti e migliori condizioni di lavoro ridefinendo il processo di progettazione e produzione della tecnologia. L'emergere di organizzazioni alt-labor segnala la crescente necessità di comprendere e mettere in atto tutele per la forza lavoro del XXI secolo. Sebbene la mission di Linkedin sia quella di fornire pari opportunità a candidati ugualmente qualificati, indipendentemente dalla loro identità, diversi studi hanno evidenziato la presenza di bias nei suoi algoritmi. L’osservazione della piattaforma ha riguardato il profilo di un’organizzazione alt-labor italiana (TWC Italia) formata da lavoratori del tech. I primi sette post hanno ottenuto 85 followers, 1794 impressions organiche (779 uniche), 41 reazioni e 14 condivisioni, pari al 79,6% di percentuale di interesse. Gli intervistati hanno dichiarato che non è comune imbattersi in organizzazioni politiche e/o sindacali su Linkedin. L’algoritmo non limita la diffusione dei contenuti proposti, non distinguendo gli obiettivi sulla base dei temi ma, anzi, li inserisce in un flusso di discussione pari agli altri. Meritevole di approfondimento è il tasto “Consiglia” che, diffondendo il contenuto sul profilo personale, suggerirebbe al datore di lavoro l'adesione. Sarà possibile completare l’osservazione con un aggiornamento dei dati a un anno di distanza dalla precedente. Lavoro nella piattaforma, costruzione di una community e pubblici produttivi. Twitch Italia e i mondi possibili dell’intrattenimento in live streaming Università degli Studi di Bari Aldo Moro Lo stato emergenziale dovuto alla pandemia da Covid-19 ha fatto emergere una serie di questioni socio-tecniche legate in parte agli ambienti digitali. (Boccia Artieri, Farci 2021). All’interno di questo contesto, la partecipazione quotidiana al flusso delle piattaforme di streaming ha giocato un ruolo centrale per il consumo mediale. Un caso particolare è rappresentato da Twitch, piattaforma in origine dedicata alle performance di gaming online che ha saputo nel tempo definire anche nuove forme di spettatorialità (Taylor 2018) con una crescita esponenziale anche al di fuori di questo ambito (Simonetta 2021). Quello del live streaming è una pratica online in rapida espansione, laddove produzione e consumo sono legate nella maggior parte dei casi a biografie giovanili e determinate da alcune caratteristiche precise. Per la creazione di contenuti quotidiani, gli streamer si dedicano alla definizione di forme di celebrity basate sull’intimità digitale (Johnson, Woodcock 2017). Il lavoro nella piattaforma si configura sostanzialmente come relazionale (Baym 2015) e affettivo (Woodcock, Johnson 2019). Esplorare le possibilità fornite dalla piattaformizzazione della produzione culturale (Nieborg, Poell, 2018) per tramutare le proprie performance casalinghe in una rapida monetizzazione (Johnson, Woodcock 2019) può dimostrarsi una deriva verso episodi di burnout (MacDonald 2021). In ogni caso, l'acquisizione di competenze digitali, l'interiorizzazione dei valori e delle norme della comunità, l’organizzazione di un intrattenimento in live streaming sono alcune delle strategie creative in evoluzione per la professione di giovani streamer (Carradore, Carrera 2019). Per comprendere meglio il fenomeno ci siamo chiesti quindi quali particolari pratiche comunicative vengono sperimentate dagli streamer per costruire e definire le proprie community? (RQ) Il caso di studio che proponiamo è quello di un’etnografia digitale (Hine 2015; Postill, Pink 2012) del canale dello streamer Blur, degli spazi online da lui presidiati e di alcune pratiche mediali utilizzate, concentrandosi sui meccanismi di trigger e sulla circolazione di meme online (Shifman 2013). La produzione e la diffusione di cortocircuiti parodici intertestuali che possono essere compresi solo attraverso la padronanza di determinati codici culturali (Milner 2018), ridefinisce processi comunicativi, scambi sociali e relazioni, dalla politica (Mazzoleni, Bracciale 2019) allo sport (Tirino, Castellano 2020). Per questo motivo ci siamo focalizzati su uno spazio esterno ma legato al suddetto canale Twitch, il subreddit r/laStalla aperto al fandom per postare meme, video o clip che lo riguardano e che vengono visti e commentati in live dallo stesso streamer sulla piattaforma ogni mercoledì. I contenuti veicolati in live e nel subreddit hanno stimolato ulteriori passaggi di creatività, il cui esempio principale risulta la pubblicazione su Spotify e YouTube di due mixtape da parte beatmaker, musicisti e rapper amatoriali, dimostrando nell’audience livelli di acquisizione di competenze mediali e volontà di emergere a livello lavorativo. Nel solco segnato dagli studi sul fandom e sulla formazione delle culture partecipative (Jenkins 2007), è necessario considerare centrale la produzione di contenuti da parte dei pubblici per l’analisi dei testi mediali. Matt Hills (2002) aveva analizzato l’interazione tra new media e pubblici attraverso l’espressione "audience-as-text" (p. 139), come performance del pubblico attraverso una costruzione testuale di sé stesso accanto al testo originario. Nel caso di Twitch, il lavoro dello streamer detta i tempi del paradigma di circolazione dei contenuti (Andò, Marinelli 2018), il cui immaginario è espresso per la maggior parte in forme di paratestualità (Gray 2010; Mittel 2017). Le performance nella piattaforma, le cui ricadute sulla vita degli streamer in termini di derive sono da esplorare, producono pratiche creative che assimilano forme di spettatorialità interattive abilitate dalla piattaforma e la produzione di contenuti dei pubblici produttivi (Boccia Artieri 2012), ovvero l’incontro tra un nuovo lessico del lavoro digitale quotidiano e forme di sensibilità comunitarie delle culture digitali (Susca 2022) Mediazione algoritmica delle relazioni di lavoro: trasformazioni, problematiche e possibilità Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" Il mio contributo riguarda la mediazione tecnologica delle relazioni di lavoro all’interno del cosiddetto capitalismo di piattaforma (Srnicek 2016), e intende situare storicamente le piattaforme digitali all’interno di trasformazioni sociali e tendenze storiche come la parcellizzazione, precarizzazione e astrazione informatica del lavoro. Seguire l’articolazione non lineare di questi pattern aiuta a contestualizzare i processi socio-tecnici della platform society rispetto a mutazioni del capitalismo post-Fordista, lo sviluppo di epistemologie cibernetiche nel secondo dopoguerra, e le “società di controllo” (Deleuze 1992; Hayles 1999; van Dijck et al. 2018; Virno & Hardt 2006). All’interno di questo tema, la mia discussione parte da una ricerca etnografica sul lavoro di piattaforma, recentemente condotta all’interno del mio progetto di dottorato insieme alla lettura critica di alcuni oggetti tecnici costitutivi di questi processi di lavoro, come brevetti depositati, interfacce utente e dispositivi di uso quotidiano. La mia ricerca indaga la mediazione algoritmica non come meccanismo neutro di coordinazione sociale, ma come un assemblaggio di valorizzazione operante tramite capacità percettive, di calcolo e di previsione distribuite tra agenti umani e non. Il mio intento è problematizzare l’economia di piattaforma in quanto tecnologia che offusca i propri stessi processi di valorizzazione sostenendo la fantasia dell’user come soggetto libero e auto-determinato della platform society, fondata invece su modelli di servitù e assoggettamento di un corpo cyborg, che in qualche modo costituisce uno spettro rimosso dell’idealizzato soggetto utente. Da questa critica del lavoro di piattaforma, il mio progetto cerca di individuare coordinate per pratiche trasformative verso delle mediazioni tecnologiche della collettività in cui la forza produttiva sociale sia emancipata da estrazione e sfruttamento. Il lavoro di piattaforma è preso in esame come catalizzatore di conflitto e cambiamento socio-tecnico, per cui l’emergere di un diverso modello di soggettività di piattaforma appare come una trasformazione centrale nella società contemporanea. Ma anche questa trasformazione non si sta realizzando in un moto spontaneo, teleologico o lineare, bensì tramite azioni collettive, lotte per diversi riconoscimenti, nuove pratiche tecniche, proposte teoriche e speculative. Partendo dallo studio del rapporto tra produzione di dati e produzione di valore, il mio progetto prende in esame le diverse spinte che animano quello del lavoro di piattaforma come campo di viva negoziazione culturale — da nuove forme di sciopero e resistenza a pratiche disorganizzate di disobbedienza quotidiana, da modelli di cooperativismo che distribuiscono l’accesso alla proprietà al pensiero sul bene comune, dal riconoscimento di forme di lavoro in contesti e momenti in cui non questo appare evidente fino a proposte di diversi modelli di remunerazione collettiva. |