Exploring the dynamics of social media discussions on Qatargate: fighting corruption or politicizing it?
Rita Marchetti1, Anna Stanziano2, Roberto Mincigrucci2, Susanna Pagiotti1, Marco Mazzoni1
1Università di Perugia, Italia; 2Università di Urbino, Italia
Media are a particularly relevant arena for studying the representations and social construction of corruption. However, the role of digital media and, in particular, of social media is still an open question in corruption and anti-corruption studies (Berti et al. 2020). The growth of media has unavoidably resulted in an increase in the number of voices and messages, as well as a loss of validity for conventional media (Van Aelst et al. 2017; Weimann, Brosius 2016). Social media has intensified a process of disintermediation in which, alongside the work of professional journalists, new kinds of journalism from below have evolved that are less susceptible to political/economic conditioning. The capacity to disseminate information on the internet has given rise to new information providers, permitting the distribution of corruption news that would not otherwise have entered the public discourse (Goel et al. 2012).
Through this study we investigate the discussions dynamics on Qatargate, a case involving several MEPs and people working in the European Parliament, some of them Italian, has been called one of the worst scandals in the history of the European Parliament. One of our goals is to add knowledge in the field, trying to challenge over-normative approaches.
In terms of corruption, social media may support in the fight against it since a bigger number of social media users means a wider audience for victims of corruption and individuals may feel more motivated to act on such information to stand in solidarity with their friends and family (Jha, Sarangi 2017). Furthermore, social media provides a low-cost and quick way of disseminating information and reaching a bigger audience to organise public protests against corrupt government officials and politicians (Bennett, Segerberg 2012; Mattoni, Odilla 2021). At the same time the opportunities offered by social media can provide new tools to politicize and instrumentalize corruption. We will try to demonstrate that while social media can help fight corruption, in some cases the discussion of corruption on social media can present critical aspects just like legacy media.
Through the analysis of the discussions on Qatargate on Facebook from December 9, 2022 to January 31, 2023 in Italy (9,550 and 4,771 posts published respectively on public pages and groups, collected through CrowdTangle) we will try answering the following questions:
a) What are the dynamics of the discussion about Qatargate on Facebook?
b) What kind of users intervene on social media to discuss about Qatargate?
c) Is it possible to detect problematic behaviors aimed at distorting the debate?
We will answer these questions by analyzing the sub-topics related to the Qatargate with a classification of the type of actors who posted contents on this case. The analysis of the actors was carried out by classifying Facebook pages and groups using Crowdtangle categories combined with a manual analysis, while the posts’ content was subjected to a topic modeling analysis using QDA Miner and Wordstat tools to identify the sub-topics. We will also conduct a network analysis aimed at analyzing accounts acting in a coordinated manner in order to influence the social construction of corruption. This analysis will be done through CooRnet, an R library which analyzes data provided by CrowdTangle to detect cases of coordinated link sharing, producing lists of accounts that repeatedly engaged in coordinated behaviour (same content posted simultaneously by multiple accounts) by sharing the same link.
The study shows that, although this is a case of corruption at European level, the same dynamics of discussion emerged in previous studies (Marchetti, Stanziano 2023) are confirmed. Qatargate case has been widely debated and highly politicised over the analyzed period.
Crisi e fortune del post-femminismo: analisi della rappresentazione di Giorgia Meloni e Elly Schlein sulla stampa femminile italiana
Emiliana De Blasio1, Noemi Ciarniello1, Donatella Selva2
1LUISS Guido Carli, Italia; 2Università di Firenze, Italia
Da molti anni si parla di una crisi del femminismo per indicare il superamento della mobilitazione collettiva tipica della cd. “seconda ondata” a favore di un femminismo patinato, che si contamina con repertori comunicativi originariamente estranei e che si basa sulla centralità della scelta individuale (McRobbie, 2004; Fraser, 2013). Il risultato è un post-femminismo che identifica un “intreccio di idee femministe e anti-femministe” (Gill, 2007), basato sul presupposto che molte delle lotte femministe siano state vinte dalle donne, per cui il femminismo non sia più necessario. In questo modo, l'obiettivo di raggiungere la giustizia sociale viene cancellato dall'orizzonte (McRobbie, 2004; Fraser, 2013), coerentemente con la frammentazione della sfera pubblica e la parcellizzazione delle istanze politiche che caratterizzano la post-democrazia (Sorice, 2021).
Il post-femminismo ha aperto la strada all'ascesa di particolari varianti del femminismo (più precisamente all'interno del femminismo liberale), come il femminismo della scelta e il femminismo neoliberista (McRobbie, 2009; Rottenberg, 2018); entrambe le forme puntano all'individualizzazione delle donne e sono variamente reinterpretate da donne leader nell’industria e nella politica. Nella propaganda della destra, il femminismo identifica un movimento di sinistra del passato, che spinge le donne a negare gli elementi che segnano la differenza tra uomini e donne - primo fra tutti la maternità - per perseguire una presunta uguaglianza. Un femminismo di questo tipo è quindi visto come ideologico (cioè non pragmatico) e ipocrita, e le donne leader della destra rifiutano esplicitamente di identificarsi come “femministe” (Arfini, Ghigi e Magaraggia, 2019), a meno che ciò non riguardi le donne dei Paesi non occidentali (Farris, 2017).
Il paper prende le mosse da queste riflessioni per analizzare la copertura mediatica di Giorgia Meloni ed Elly Schlein, concentrandosi sul punto di vista offerto dalle riviste femminili italiane. La particolare congiuntura storica in cui i principali partiti in campo sono guidati da donne predispone inevitabilmente alla costruzione di una polarizzazione (reale o strumentale al click-bait) delle posizioni assunte dalle due protagoniste e soprattutto alla messa in scena di un conflitto (De Blasio, Selva e Sorice, 2021), giocato proprio sul ruolo delle donne nella società. La domanda di ricerca riguarda le modalità attraverso cui la stampa che si rivolge per lo più (anche se non esclusivamente) a un pubblico femminile re-intermedia le cosiddette “questioni di genere” servendosi della rappresentazione delle due leader, della loro storia personale e delle loro idee. L’obiettivo è quello di capire attraverso quali modalità discorsive si struttura l’egemonia culturale contemporanea in riferimento ai temi femministi (particolarmente in un’epoca di crisi del femminismo storico e di una sua rielaborazione nel segno di una “quarta ondata” intersezionalista; Magaraggia, 2015) e come questa egemonia sia costruita in un’ottica polarizzante.
L’intervento fa riferimento a una lunga tradizione di studi sul rapporto tra politica e cultura popolare (Street, 1997) e sul processo di popolarizzazione dei temi femministi ad opera dei media (Parisi, 2018; McRobbie, 2020). Parallelamente, nel contesto della politica pop (Mazzoleni e Sfardini, 2009), è ormai comune osservare come la leadership si manifesti anche attraverso media popolari; più nello specifico, la costruzione della leadership femminile è particolarmente influenzata dalle modalità con cui i media rappresentano le donne a partire da stereotipi consolidati (Campus, 2013).
In questo contesto, sono stati analizzati tutti gli articoli o interviste apparsi da luglio 2022 in poi sulle seguenti 10 riviste: Chi, Cosmopolitan, Donna Moderna, Elle, F, Grazia, Io Donna, Marie Claire, Vanity Fair, Vogue. Attraverso la critical discourse analysis, per ciascun articolo sono stati osservati tre item: (1) la rappresentazione degli aspetti personali, inclusa la vita privata; (2) la rappresentazione della carriera politica; (3) la rappresentazione delle idee, in particolare sui temi di genere e sul femminismo.
Cittadini fans: Forme di coinvolgimento politico attraverso il fandom
Donatella Campus
Università di Bergamo, Italia
La notorietà acquisita da alcune fan communities online durante la pandemia -prima fra tutte le ormai celebri Bimbe di Conte (Ceccobelli e Vaccari 2021; Gerosa e Giorgi 2021)- ha attirato l’attenzione sul fenomeno del fandom politico come risorsa di intrattenimento atta a fronteggiare con ironia fasi di crisi. Il fatto che queste attività online offrano occasioni di divertimento non esclude, tuttavia, che in queste forme di fandom possano anche risiedere delle potenzialità rigenerative dell’impegno politico. Per questa ragione, vale la pena di approfondire l’argomento attraverso una ricognizione e sistematizzazione delle conoscenze in materia.
Il fandom a sfondo politico può assumere diverse manifestazioni e sfumature. Sandvoss (2012, 2013); Dean (2017); Dean and Andrews (2021) hanno analizzato forme di fandom a supporto di leader e aventi una chiara connotazione politica. Meno studiati sono invece i casi maggiormente vocati all’intrattenimento. Questi ultimi richiedono una particolare attenzione volta a stabilire dei criteri che rendano possibile classificarli. Quali sono, infatti, le condizioni affinché fanpage e account di social media che proiettano un’immagine positiva di un leader in chiave scherzosa o romantica possano essere considerati come fandom politico a tutti gli effetti? E qual è il confine tra l’essere solo un/a utente della rete in cerca di distrazione e il diventare un/a cittadino/a fan? Quali pratiche di fandom consentono di distinguere tra diverse categorie di coinvolgimento?
A partire da questi interrogativi, il paper intende offrire un quadro teorico di riferimento sul fandom politico; discutere possibili criteri per classificare le esperienze di fandom politico; infine, delineare i diversi metodi e strategie di ricerca impiegabili per analizzare il fenomeno nelle sue molteplice sfaccettature.
Un circolo non virtuoso? Gli effetti delle esperienze politiche online e dell’estremismo ideologico sulla circolazione, la verifica e la correzione delle notizie false.
Giada Marino, Laura Iannelli
Università di Sassari, Italia
Il “disordine infodemico” (LaRocca et al., 2023) ha messo in crisi l’ipotesi di un “circolo virtuoso” (Norris, 2000) tra l’accesso all’informazione pubblico-politica e la partecipazione democratica. A dispetto della “news-democracy narrative” (Woodstock, 2014), alcuni studi recenti (Chadwick et al., 2021; Grinberg et al., 2019; Rossini et al., 2021, Velenzuela et al., 2019) hanno infatti mostrato l’esistenza di una relazione paradossale, positiva e contro-intuitiva, tra l’uso informativo ed espressivo dei social media (SM) e l’amplificazione di fake news su queste piattaforme. Detto altrimenti: avere frequenti esperienze politiche sui SM rende più probabile, per i cittadini, non solo una partecipazione democratica (online e offline) (Boulianne 2020; Gil de Zúñiga, 2012; Vaccari & Valeriani, 2021) ma anche una partecipazione “democratically dysfunctional” (Chadwick et al., 2018). In contesti di “polarizzazione asimmetrica” come le Presidenziali USA 2016, l’amplificazione di fake news sui SM risulta associata anche a posizioni “far-right” (Grinberg et al., 2019).
In Italia, durante l’emergenza pandemica, è stata dimostrata una parziale presenza del “participation versus misinformation paradox” (Velenzuela et al., 2019), con una maggiore probabilità, per i cittadini più attivi nella discussione politica su SM e IM, di partecipare a pratiche di misinformation (Iannelli & Marino, 2022). È inoltre emersa una relazione positiva tra discussione politica e verifica/correzione di fake news, due pratiche che possono essere anch’esse “disfunzionali” alla democrazia, se orientate da confirmation bias o skills inadeguate (Bode & Vraga, 2021). Infine, lo studio ha dimostrato una significativa correlazione tra posizioni estreme di destra e pratiche di amplificazione e tra posizioni di estrema sinistra e pratiche di verifica/correzione.
Questo studio, però, presenta diversi limiti, riferendosi a un periodo di emergenza e trascurando il possibile effetto di variabili riferite alla qualità dell’esperienza informativa sui SM e alle skills dei cittadini che navigano nel disordine infodemico. Quando l’accesso all’informazione politica è caratterizzato dalla “news finds me perception” e dalla “peer-reliance” (Gil de Zúñiga & Cheng, 2021), il ricorso a queste scorciatoie informative può infatti indebolire l'accuratezza delle pratiche di condivisione, verifica e correzione delle notizie. La fiducia nella propria capacità di distinguere le fake new e il livello di conoscenza politica (Andersen et al., 2021) sono anch’esse variabili in grado di influire sulle pratiche di misinformation e di segnalare bias cognitivi nella verifica e correzione delle notizie.
Partendo dai limiti dello studio condotto durante la pandemia, abbiamo voluto capire se in Italia, in “tempi di pace”, lontani dall’emergenza pandemica ed elettorale:
RQ1. Esiste una relazione positiva tra l’uso politico informativo ed espressivo dei SM/IM, le posizioni ideologiche estreme e la partecipazione ai cicli di notizie problematiche su queste piattaforme (condivisione, verifica, correzione)?
RQ2. La qualità dell’esperienza informativa su temi politici e le skills dei cittadini hanno un impatto (e di che tipo) sulla partecipazione ai cicli di notizie problematiche su SM/IM?
Per rispondere a queste domande abbiamo analizzato i dati di una survey svolta a gennaio 2023 su un campione rappresentativo di italiani online (N=4547), attraverso modelli di regressione logistica che controllano per genere, età e istruzione.
I risultati mostrano l’esistenza della paradossale relazione positiva tra l’uso politico (informativo e espressivo) di SM/IM e l’amplificazione di notizie false. Il consumo di news e la discussione politica sui SM sono anche significativamente e positivamente correlati alla verifica delle informazioni. La discussione politica su SM/IM è positivamente associata alla correzione. Tuttavia, la correzione e la verifica delle notizie false, a differenza dell’amplificazione, non risultano guidate da bias cognitivi o dalla presenza di scorciatoie informative. Si confermano anche i diversi effetti delle due posizioni ideologiche estreme.
L’analisi contribuisce alle riflessioni sul rapporto tra esperienze politiche, estremismo ideologico e partecipazione democratica nei contesti mediali digitali contemporanei.
Algocrazia elettorale: l’agenda politica su TikTok durante la campagna elettorale italiana del 2022
Giovanni Boccia Artieri1, Valeria Donato2
1University of Urbino, Italia; 2University of Urbino, Italia
L'innovazione algoritmica di TikTok sembra aver inciso profondamente sulle forme e pratiche della comunicazione politica (Medina Serrano et al., 2020; Zeng & Abidin, 2021). La piattaforma, infatti, si connota per un’architettura tecnica peculiare determinata dall’ibridazione del proprio sistema di raccomandazione (Zhang & Liu, 2021) nonché da una iper-personalizzazione dell’esperienza offerta agli utenti (Simpson et al., 2022). Pertanto, parallelamente alle novità strutturali, sono venute alla luce nuove modalità con cui gli utenti imparano ad interagire con la piattaforma, determinando innovazioni peculiari nello studio ed analisi delle pratiche algoritmiche. Il totale collasso dei contenuti - a causa dell’assenza di riferimenti spazio-temporali dei contenuti presenti in piattaforma (Brandtzaeg & Lüders, 2018) - e la internalizzazione della decisione algoritmica - nella costruzione di relazioni e flussi di contenuti (González & Moran, 2021) - suggeriscono la necessità di ripensare le tradizionali forme di comunicazione politica in un’era di algocrazia (Danaher, 2016) di TikTok.
In ragione dell’innovazione data dalla assoluta predominanza algoritmica nei processi selettivi e di interazione, TikTok è stata spesso accostata a fenomeni di disinformazione (Luttrell et al., 2021) ed estremismo (Weimann & Masri, 2020). Proprio per questo, nel pieno della campagna elettorale italiana del 2022, TikTok ha deciso di adeguare le proprie Linee Guida italiane affinché la piattaforma potesse ergersi a spazio privilegiato per interagire ed informarsi circa la discussione politica (TikTok, 2022). Difatti, oltre a ribadire l’impossibilità di sponsorizzazione di contenuti politici, dal 01 settembre 2022 TikTok istituisce un’etichetta ad hoc per raggruppare i contenuti - verificati - relativi alle elezioni politiche italiane: #elezioni2022; #elezionipolitiche2022. L’etichetta doveva fungere da veicolo di informazioni circa le modalità di voto oltre che per ricontestualizzare i contenuti relativi alla campagna elettorale.
A partire, dunque, da tali premesse si è voluto investigare come l’innovazione promossa da TikTok abbia rappresentato l’agenda politica elettorale nella piattaforma e come la dimensione algoritmica abbia influenzato l’esperienza di tale agenda dentro TikTok. Pertanto, aderendo ad un approccio quanti-qualitativo, si è condotta una ricerca etnografica digitale (Hine, 2020) su TikTok osservando ed analizzando la produzione di contenuti categorizzati attraverso l’uso degli hashtags #elezioni2022 #elezionipolitiche2022. La ricerca ha consistito nello studio dei posts prodotti dal 01 luglio 2022 al 26 settembre 2022, al fine di comprendere a) quali pratiche algoritmiche gli utenti abbiano messo in atto, sulla piattaforma, per generare engagement durante la campagna elettorale, b) da chi e come sono stati declinati i temi principali discussi durante le elezioni su TikTok e c) in che misura la logica algoritmica della piattaforma abbia plasmato la costruzione ed il flusso dei contenuti relativi alla campagna elettorale.
Attraverso l’utilizzo di Bellingcat TikTok Analysis Tool si è provveduto alla estrapolazione dei dati e metadati relativi ai posts pubblicati con i due hashtags ufficiali così come suggerito da TikTok, arrivando ad un totale di 872 video analizzati.
L’analisi svolta ha consentito di comprendere come la piattaforma prediliga una depoliticizzazione del dibattito e dei contenuti (Wagner, 2022) a favore di una maggiore tensione per il politainment. Nonché come il venir meno delle relazioni sociali sia stato sostituito, su TikTok, da una nuova predilezione per rapporti tra sé algoritmici (Bhandari & Bimo, 2022). La piattaforma, dunque, ha declinato la propria partecipazione alla campagna elettorale attraverso una nuova relazione tra utenti e tecnicalità, finendo per depotenziare e, al contempo, reinterpretare le tematiche elettorali in favore della propria predominanza algoritmica.
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