Cos’è il giornalismo? Folk-theory dei giovani italiani
Sergio Splendore1, Diego Garusi2
1Università di Milano, Italia; 2Università di Vienna, Austria
Prendendo le mosse dal concetto di "folk theory", questa ricerca esplora il modo in cui i giovani adulti italiani danno senso all’informazione che li circonda. In generale, le folk theory sono aspettative, basate su esperienze non necessariamente verificate, che costituiscono le cornici cognitive dentro le quali è interpretato il mondo (Rip, 2006). Pertanto, le folk theory sul giornalismo possono essere descritte come "credenze popolari su ciò che il giornalismo è, su ciò che fa e su ciò che dovrebbe fare" (Nielsen, 2016, p. 840) che influenzano il (mancato) coinvolgimento dei cittadini con i media d'informazione (Palmer, Toff & Nielsen, 2020).
La ricerca si articola in due fasi. In primo luogo, abbiamo intervistato un campione di 40 giovani adulti italiani (18-22 anni) per identificare le loro folk theory sul giornalismo. Successivamente, abbiamo condotto una survey su un campione rappresentativo della popolazione italiana con un sovra-campionamento di 800 giovani adulti. In questo studio ci concentriamo su quest'ultima popolazione per indagare la distribuzione delle teorie popolari dei giovani adulti e i fattori che le determinano.
I risultati delle interviste semi-strutturate evidenziano che le folk theory dei giovani adulti sono articolate su cinque livelli: ontologico (cos'è il giornalismo), procedurale (come funziona il giornalismo), epistemologico (cos'è la realtà giornalistica), etico (cos'è il buon giornalismo) e relazionale (come il giornalismo dovrebbe interagire con il pubblico). L’oggetto di queste teorie varia; i giovani adulti tendono a distinguere il giornalismo dai giornalisti.
I risultati della survey mostrano che i giovani adulti condividono in larga misura due posizioni epistemologiche: oggettivismo ed empirismo (cfr. Hanitzsch 2007). Queste posizioni epistemologiche sono legate a una visione professionale del giornalismo, secondo la quale solo i giornalisti professionisti sono in grado di trasmettere informazioni rilevanti. Questo risultato può essere letto come un tentativo riuscito da parte del giornalismo italiano – che fa sempre più affidamento sulla retorica dell'oggettivismo e dell'empirismo come antidoto alle fake news (Autore, 2019; Padovani, 2022) – di espandere la propria doxa al relativo pubblico.
Tuttavia, l'analisi quantitativa mostra anche che gli intervistati mantengono scetticismo sulla effettiva capacità dei giornalisti di essere oggettivi; gli intervistati ritengono che i giornalisti siano più interessati al guadagno personale (fama, denaro, ecc.) che ad ogni altra cosa. La presenza di queste folk theory è correlata alla mancanza di efficacia politica percepita e di fiducia nei confronti dei giornalisti.
Cogliere il modo in cui il giornalismo e i giornalisti vengono considerati dalle generazioni più giovani è necessario per comprendere il futuro dell'autorità epistemica del giornalismo.
L'informazione Locale come Costruzione Sociale: l'esempio della provincia di Foggia
Vito Saracino
Università di Foggia, Italia
La Provincia di Foggia occupa la quart'ultima posizione nella classifica annuale di Italia del Sole 24 Ore per qualità della vita, valutata come insufficiente su 7 dimensioni di analisi su 9. Ma proprio in una situazione ritenuta estremamente problematica e critica, le nicchie di mercato della comunicazione locale assumono e possono consolidare un ruolo strategico fondamentale e con esse anche il ruolo dei giornalisti che operano nell’ambito di prossimità. Ragionare sulla comunicazione e sui media in questa zona, considerata periferica dalle dinamiche socio-economiche nazionali, risulta utile per riuscire a comprendere quale sia il ruolo della stampa nel territorio, di come abbia subito la globalizzazione nel rapporto fra media e lo spazio geografico per la produzione di territorialità per giungere a ottenere come risultato finale una cartina di tornasole della situazione dei media, dando ampia attenzione al contesto in cui i soggetti sociali attivano pratiche comunicative.
In una realtà sempre più gentrificata, dove l’informazione è sempre più delineata dalla mondializzazione, si intende quindi riuscire a capire quali siano state le reazioni dei media più vicini per sensibilità e per vicinanza geografica al pubblico per riuscire a sottolineare se ancora oggi i media locali riescono a indirizzare le scelte del pubblico in un rapporto che comprende educazione e media. Il lavoro di censimento e analisi delle trasformazioni dei media in Capitanata risulta utile a rendere pubblico ai cittadini e al mondo della ricerca come l’informazione locale possa continuare ad avere un suo successo, a patto che attorno ad esso si possano sviluppare servizi e infrastrutture comunicative adeguate, ritenendo come giornali, radio, tv, internet abbiano un ruolo ben più importante di quanto si possa pensare e probabilmente anche di quanto gli stessi addetti ai lavori riescano a immaginare.
Questa ricerca sullo stato dell’arte dei media nella provincia di Foggia parte dalla convinzione che i media locali possano rappresentare un laboratorio privilegiato nella sperimentazione di nuovi formati di comunicazione e “information delivering”. L’idea nasce dalla “necessità” di creare una mappatura dei maggiori attori mediatici esistenti sul territorio negli ultimi quindici anni e di comprendere le conseguenze delle trasformazioni di un settore dai mutamenti repentini come quello dell’informazione e della comunicazione, soprattutto dopo la digitalizzazione del settore televisivo e la crisi della carta stampata. In questo percorso si cerca di approfondire i cambiamenti determinati dalla ivoluzione digitale che ha interessato il sistema dei media locali in Provincia di Foggia nel lasso di tempo 2005-2020, avvalendosi anche dell’apporto di interviste ai protagonisti dei percorsi mediatici più interessanti per poi soffermarsi sul progetto editoriale scelto come case study, cioè il quotidiano l’Attacco.
Trattasi di un percorso all’interno del quale si è scelto di integrare metodi misti dove raccogliere e analizzare dati, integrare risultati e tracce usando entrambi gli approcci qualitativi e quantitativi. Quando ci si addentra nello studio del tipo di consumo che il pubblico fa delle comunicazioni di massa, si presenta come un’analisi più complessa rispetto una semplice rilevazione quantitativa: è impossibile scindere tale aspetto dai numerosi altri aspetti che sono strettamente connessi. Bisogna comprendere chi segue un certo mezzo di comunicazione e perché. Grande spazio metodologico viene riservato all’analisi dei contenuti e delle fonti. Infatti grazie alla content analysis applicata alle interviste, ai discorsi e alle comunicazioni registrate si riesce ad andare oltre il singolo contenuto estrinseco del materiale esaminato riuscendo a scoprire anche informazioni latenti. In sintesi si sceglie di agire quindi con un approccio pragmatico alla ricerca, puntando all’analisi e alla soluzione dei problemi in modo indipendente al paradigma di riferimento, in funzione di una spiegazione e interpretazione degli eventi più completa e approfondita possibile.
La ricostruzione della prossimità. Oltre il conflitto territorio/rete nel giornalismo locale.
Sabino Di Chio
Università degli Studi di Bari, Italia
La trasformazione digitale riconfigura il senso del luogo affiancando al territorio la dimensione locativa della rete. Osservatorio privilegiato della tensione tra i due poli è l’informazione locale che affronta un cambio di prospettiva dovuto, tra gli altri fattori, all’aggiornamento delle routine produttive, alla disintermediazione della comunicazione pubblica locale, alla competizione con il panorama informale dei social media. Il tutto in una fase storica di ridimensionamento delle fonti informative (Agcom 2018), riconducibile al declino strutturale che interessa la carta stampata e la fruizione della tv generalista.
In questa transizione, le testate locali sfidano la rassegnazione nei confronti di un cambio di paradigma apparentemente sfavorevole grazie a strategie di ricostruzione del legame con il pubblico come la specializzazione tematica, l’incontro diretto con i lettori in festival ed eventi, l’ibridazione dei contenuti informativi con quelli comunicativi. Il paper che proponiamo per il V Convegno SISCC prova a restituire le pratiche di innovazione intraprese nelle redazioni locali, ricostruendo quali valori e immaginari presiedono la rielaborazione dei formati. Quale idea di territorio fa da sfondo alla nuova relazione tra identità professionale, fonti e pubblico connesso? Come è affrontata la costante reinvenzione delle routine produttive imposta dalle tecnologie? Le risposte alle domande di ricerca possono essere rintracciate dall’analisi dei dati testuali provenienti da 4 focus group che, nel 2022, hanno riunito operatori impegnati in testate pugliesi, suddivisi per mezzo (carta stampata, tv, radio, web), in occasione della convocazione degli Stati Generali dell’editoria da parte del Corecom Puglia. A questi dati si intrecciano le testimonianze raccolte da 10 interviste in profondità a professionisti impegnati nelle redazioni web dei principali quotidiani locali.
L'analisi si poggia su una letteratura che segnala la persistenza del contributo del giornalismo locale alla tutela della coesione sociale (Sorrentino, Bianda 2013; Engan 2019), alla costruzione culturale del luogo (Nielsen 2015; Murru, Pasquali 2020) e alla mediazione tra politica locale e società civile (Hayes, Lawless 2021). I risultati mettono in luce innanzitutto le inerzie tecniche (le redazioni web sono spesso sottodimensionate e in conflitto con gli organi centrali delle testate) e culturali (la rete è percepita come minaccia: il web “ruba” attenzione e pubblicità, erode autorevolezza, permette la diffusione illegale dei contenuti, estende gli orari di lavoro infiltrandoli nella vita privata). Il modello di testate locali “ambidestre” (Jenkins, Nielsen 2020) in grado di preservare il supporto fisico ed esplorare l’innovazione appare lontano dal compiersi. Il racconto della quotidianità pugliese non è promosso come prodotto commerciale ma rivendicato come servizio (Franklyn, Murphy 1998) in un territorio poco propenso alla lettura e segnato da contraddizioni tali da aver bisogno di essere illuminate costantemente dalla lente della cronaca (Calefato et al. 2019), in quanto produttrice di “capitale sociale mediato” (Hess 2015; Hess, Waller 2017).
In questo contesto, specializzazione tematica, apertura al territorio e ibridazione delle news con i linguaggi del marketing emergono come tre declinazioni di una possibile ricostruzione della prossimità: la prima supera l’imitazione del modello omnibus tradizionale dell’informazione nazionale (Sorrentino 2002) per fidelizzare il pubblico su argomenti specifici in cui differenziarsi dalla concorrenza e sviluppare competenze professionali esclusive legate al luogo (ad es. calcio, turismo, ambiente); la seconda apre le redazioni al territorio favorendo aggregazione e coinvolgimento esperienziale di un pubblico frammentato che delega ai social media la creazione di community; la terza, infine, opera un rinnovamento dei linguaggi che sembra favorire il ricambio generazionale dei fruitori dei brand informativi più longevi, al momento rallentato.
Citizen journalism e pratiche di comunicazione democratica: il caso ex ILVA di Taranto
Antonella D'autilia
Università degli Studi di Bari Ado Moro, Italia
Nell’ultimo decennio lo sviluppo e l’evoluzione dei media digitali nel sociale -e viceversa- hanno messo in rilievo un ganglio politicamente fondamentale: le ICTs come fattori di produzione di dissenso hanno realizzato un diffuso rafforzamento delle funzioni urbane e di cittadinanza, alimentando processi profondamente eterogenei di democrazia alternativa (Dahlgren 2013). La pratica del Citizen journalism (Nah; Chung 2020; Gillmor 2004) -come espressione di culture partecipative radicate nel rapporto di reciproca reversibilità tra territori urbani e distretti digitali- chiama in causa nuove riflessioni sull’articolazione mediatizzata di un vasto ordine di questioni legate al terreno delle lotte civiche a sfondo socio-ecologico, su uno scacchiere più ampio di quello dei media tradizionali/mainstream. In questo solco il paper si propone di esplorare il ruolo assolto dal CJ nella ri-lettura di processi normativi e di policymaking ambientale nel caso ex ILVA di Taranto, attraverso l’istituzione di pratiche di comunicazione democratica, di politicizzazione dei sistemi informativi e di copertura di notizie su problemi specifici delle comunità locali. Al netto delle difficoltà derivanti dal fornire una definizione univoca di CJ (Lasica 2003), si è adottato un indirizzo d’indagine aperto a rendere conto della pluralità di manifestazioni che il fenomeno ha assunto: quando inserito nella cornice di molteplici sfere pubbliche orizzontali "peer-to-peer" (Dahlgren, 2005; Friedland et al. 2006), per quanto concerne forme di gatekeeping e agenda-setting power (Goode 2009) e infine riguardo forme di attivismo mediatico con al centro questioni specifiche di carattere ecologico e/o sanitario. L’analisi empirica è stata basata su un ampio spettro di fonti di dati: siti internet di associazioni per la giustizia ambientale a Taranto, materiale digitale relativo a campagne di protesta, spazi offerti da vari format mediali e da social networking sites, conferenze stampa, reportage, attività di crowdsourcing (Crowford 2007). Per ciò che attiene la metodologia adottata si è optato per un’etnografia dei media (Hine 2004; Underberg, Zorn 2013) ispirata dalle indicazioni di Bräuchler e Budka (2020) al fine di comprendere come i media digitali sono stati resi funzionali a intensificare, indurre e gestire il conflitto ambientale a Taranto e anche come: “the lived sociocultural realities of conflicts shape mediation processes and practices on individual, collective, local and global scales”. Per restituire le principali sfaccettature del fenomeno analizzato, è stato indispensabile guardare a come tali citizen journalists esperiscano inedite vie di differenziazione comunicativa da opporre alle coperture propagandistiche delle ripercussioni socio-ambientali della fabbrica sul terreno della comunicazione politica, grazie a flussi continui di messaggi nei loro canali mediali. Si proverà a dimostrare come la visione ecologica veicolata all’interno dei setting comunicativi delle agenzie regolatrici venga bypassata grazie all’azione digitale di queste soggettività la cui comunicazione, oltre ad essere incentrata sulla dominanza della struttura economica e materiale dei rapporti di sfruttamento ecologico del siderurgico, volge verso “rielaborazione connettiva dei contenuti dell’immaginario [ industriale/emergenziale ] -intesi come simboli, miti e affetti provenienti dal basso della vita quotidiana (Susca; De Kerkhove 2008)”. Ne discende anche, che i recenti sviluppi delle tecnologie digitali, oltre a rendere ancora più evidente la tensione fra profitto economico e salute pubblica, hanno alimentato e ispirato la motivazione sociale alla rivendicazione di istanze collettive e dell’opportunità di un riconoscimento effettivo del ruolo attivo della società civile nei rapporti di organizzazione della società capitalistica. Ergo, i media si configurano come espressioni delle perturbazioni del sociale: “puntano a porsi -senza concorrenti- come nuove agenzie di intelligenza del mondo e di ordinamento dei valori e contenuti delle relazioni interindividuali che ispirano l’azione (Morcellini 2013)”.
Easy money, easy girl! Il sex work online in Italia co-narrato dalle testate giornalistiche e dai lettori su Facebook
Laura Tedeschi
La Sapienza, Italia
I social media hanno un ruolo sempre più centrale nell’influenzare il modello di business e la produzione di contenuti nel mondo giornalistico (Paulussen, Harder 2014).
Infatti, le notizie pubblicate sui social media hanno elementi, come titoli e immagini, progettati per ottenere un maggiore coinvolgimento dell’utenza e massimizzare i clic per gli inserzionisti. Ciò ha un impatto sull'agenda – setting delle testate giornalistiche in questi ambienti (Lamot 2021).
L'ampliarsi dell’ecosistema di piattaforme digitali che ospitano redazioni giornalistiche - ampliamento che ha subito un'accelerazione negli ultimi 3 anni per soddisfare un ciclo di notizie distribuito 24 ore su 24, 7 giorni su 7 durante la recente pandemia di Covid 19 – ha portato i notiziari tradizionali italiani a competere in un panorama informativo ancora più spietato, in cui gli approcci clickbait sono stati predominanti nella presentazione di determinati argomenti.
Uno di questi è la trattazione delle piattaforme di sex work online, come Onlyfans (Cardoso, Scarcelli 2021).
Questo articolo esplora il modo in cui la presenza digitale del lavoro sessuale è stata rappresentata nei social media dalle principali testate giornalistiche italiane, analizzando le relazioni tra le notizie e i commenti dei lettori su Facebook dopo la pandemia.
Lo studio ha rilevato tre diverse categorie di articoli relativi al sex work online: cronaca nera; scandali; “easy money”. Abbiamo deciso di concentrare la nostra attenzione su quest’ultima, in quanto la più comune sui social media dall'inizio della pandemia.
Utilizzando l'analisi tematica (Braun, Clarke 2006), abbiamo analizzato i 5 post “easy money” pubblicati dalle 5 pagine di testate giornalistiche più seguite su Facebook nel 2023, scelti in base all’engagement.
I risultati dimostrano come gli articoli “easy money” adottino una narrazione condivisa del lavoro sessuale come scelta professionale di successo per le giovani donne che abbandonano l'istruzione o il loro lavoro, arricchendosi. Questa narrazione non è solo italiana (Jones 2020), ed è diffusa nonostante la letteratura dimostri le difficoltà di fare carriera all’interno di questa industria.
Le maggiori difficoltà riguardano: fattori preliminari al lavoro, quali investire in strumenti per poter creare contenuti o avere uno spazio privato per poter lavorare (Hamilton et al. 2022); le tasse; age gap e race gap (Jones 2016); gli algoritmi delle piattaforme utilizzate (Blunt, Stardust 2021); le policy opache delle piattaforme utilizzate (Hoefinger et al. 2019); la competizione su scala globale nel libero mercato (Velthuis, van Doorn 2020).
Gli articoli “easy money” hanno un peso rilevante in Italia anche perché le giovani donne italiane (gen z e millennials) sono considerate gruppi svantaggiati nella nostra società, soprattutto quando si tratta di lavoro, in particolare durante e dopo la pandemia (Priola, Pecis 2020).
Inoltre, perché il sex work è un lavoro fortemente stigmatizzato e senza tutele legali (Zollino, 2019).
L’analisi tematica condotta sui commenti degli utenti Facebook sotto i post analizzati - circa un migliaio per post - si è concentrata sui “più pertinenti”, seguendo la logica della piattaforma ospitante. I commenti possono essere raggruppati in: hate speech nei confronti dei sex worker; commenti sarcastici; attacchi alle testate che scrivono di argomenti socialmente poco utili in un periodo di forte crisi.
Nonostante i lettori/utenti siano, per la maggioranza, in disaccordo con il pubblicare articoli sull’argomento, le testate ne continuano a produrre.
La tendenza che sembra delinearsi vede la predilezione di metriche di interazione slegate al sentiment dei feedback del lettore, mettendo in primo piano il numero di interazioni e di click per post; post che, inoltre, possono essere inseriti nella sfera della disinformazione online (Wardle, Derakhshan 2018).
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