Programma della conferenza

V Convegno Nazionale SISCC “Mondi possibili. Tra crisi, conflitti e pratiche creative” / Bari, 22-23 giugno 2023

Il convegno della SISCC intende esplorare le complesse relazioni fra crisi e pratiche creative, il corto-circuito fra emersione e anestetizzazione del conflitto sociale nonché le potenzialità delle nuove pratiche creative e culturali di disegnare nuovi scenari e ipotizzare nuovi mondi possibili. Per andare oltre il paradigma della crisi e della emergenzialità, bisogna pensare e operare in modo nuovo senza rispondere a crisi con crisi e a emergenze con post-emergenze. Quali fenomeni di questo tipo sono oggi visibili?

 
 
Panoramica della sessione
Sessione
Sessione 2 - Panel 4: Le strutture del sentire del capitalismo delle piattaforme: un panel ispirato da Raymond Williams
Ora:
Giovedì, 22.06.2023:
15:30 - 17:00

Chair di sessione: Tiziana Terranova
Luogo, sala: Aula 21

Secondo piano, Dipartimento di Scienze Politiche Palazzo Del Prete, P.zza Cesare Battisti 1

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Presentazioni

Le strutture del sentire del capitalismo delle piattaforme: un panel ispirato da Raymond Williams

Tiziana Terranova1, Donatella Della Ratta2, Marco De Seriis3, Stamatia Portanova1

1Università di Napoli L'Orientale, Italia; 2John Cabot University, Roma; 3Scuola Normale Superiore, Firenze

Negli anni Cinquanta, il sociologo della cultura inglese Raymond Williams introduce il concetto di strutture del sentire (“structures of feeling”) per descrivere “l’innegabile esperienza del presente… e la specificità dell’essere presente” nella sua fisicità esperita come “personale”. Se il sociale rappresenta ciò che è fisso o esplicito, il risultato dell’azione del passato che si è depositata in istituzioni, ciò che è presente e in movimento (il qui e ora) si definisce come il personale, ovvero il sentire soggettivo dell’esperienza e della concretezza della coscienza. Le strutture del sentire non descrivono dunque, come il termine struttura sembra indicare, qualcosa di fisso e rigido. Piuttosto l’espressione denota il modo in cui il sentire si concretizza in una particolare qualità delle esperienze e delle relazioni sociali che rendono conto di una generazione o un periodo, cambiamenti di presenza, emergenti o pre-emergenti, che non hanno bisogno di definizione, classificazione o razionalizzazioni per esercitare una pressione palpabile sull’esperienza o sull’azione. In breve, la struttura del sentire indica una traiettoria o un processo emergente, non unitario e non necessariamente lineare, dell’esperienza sociale. La frammentarietà di questa esperienza non esclude però che essa non possa assumere “caratteristiche emergenti, connettive e dominanti, insomma gerarchie specifiche” (Williams 1977, p. 132). Per Williams la struttura del sentire è un concetto che serve a riconoscere la dimensione fondamentalmente politica e materiale dei flussi affettivi (esperiti come personali, ma che si depositano nel tempo nel sociale) che attraversano e danno forma alla cultura e alla società in un determinato momento storico.

A partire da questo concetto, il panel si propone di indagare il modo in cui le strutture del sentire che sottendono e formano l’esperienza personale e sociale vengono ristrutturate nel tempo delle piattaforme digitali. Da un lato, le piattaforme supportano nuovi sistemi di quantificazione degli affetti e delle emozioni—quali, ad esempio, la sentiment analysis—la cui funzione sostituisce il cosiddetto lavoro culturale costruendo una vasta gamma di preferenze sociali allo scopo di prevedere e orientare i comportamenti degli utenti (Zuboff 2019). Esse catalizzano strutture del sentire a partire dalla rimodulazione del vedere e del percepire per esempio - introducendo un elemento di invisualità nella visualità. Dall’altro, le pratiche sociali, estetiche, culturali e politiche facilitate dalle piattaforme sono influenzate da una pluralità di strutture del sentire che, pur facendo riferimento alla figura dell’Umano e alla sua crisi, sono a loro volta inseparabili da prospettive soggettive ed esperienziali di classe, genere e razza. Il panel si propone dunque di indagare la tensione tra il modo in cui l’esperienza sociale viene oggi ristrutturata dalla materialità delle piattaforme (dalle affordances, dall’architettura software,dagli algoritmi e dalla rimodulazione della percezione affettiva) e le strutture del sentire emergenti attorno ad esse (partecipazione politica,lavoro algoritmico, e crisi dell’Umano, pratiche di artivismo e media tattici).

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Strutture del sentire, strutture del vedere: attivismo, artivismo, e media tattici nell’epoca dell’invisualità

Donatella Della Ratta, John Cabot University

Questo testo riflette sulle modalità in cui la piattaformizzazione della società riconfigura le strutture del sentire nella loro relazione con le modalità del vedere e del percepire, e su come questo nuovo assetto inviti a ripensare forme e modalità di attivismo, 'artivismo' (Sandoval e Latorre, 2008), e 'media tattici' che aprono a mondi possibili in tempi di crisi(Lovink e Garcia, 1999). In una configurazione in cui i dati sono immessi in un ciclo di circolazione, scambiati e valorizzati da una rete di soggetti non soltanto umani ma anche trans-umani e post-umani (BOT, IA, etc), la 'visualità' (Mirzoeff, 2002), ovvero le modalità in cui il potere orienta lo sguardo verso la visualizzazione di cose ed eventi rendendoli visivi e visibili, cambia drammaticamente. All'epoca della piattaformizzazione, nel momento in cui tutto diventa oggetto di computazione e quantificazione, anche il campo del visivo, in cui le strutture del sentire si manifestano, è fondamentalmente machine-readable, costituito da 'immagini invisibili' (Paglen, 2016) ovvero dati che l'occhio umano non percepisce, ma che sono fatti per essere visti e letti piuttosto dalle macchine. 'Invisualità' (McKenzie e Munster, 2019) è il modo in cui la piattaforma vede ed opera, sulla base di computazione, quantificazione, e relazione fra metadati. Questo modo di vedere della piattaforma orienta la visione dell'umano in maniera silenziosa ed impercettibile, creando un nuovo tipo di visualità 'invisuale' e dando vita, per la prima volta dall'avvento dei media di massa, ad una cultura visiva contemporanea che si configura nella logistica dei dati, nell'automazione, in modi di 'vedere' e quindi ‘sentire’ che non riguardano più esclusivamente l'umano ma, piuttosto, la macchina e la relazione fra macchine.

Come si inserisce il gesto umano all'interno di questa emergente cultura visiva invisuale? Ad oltre dieci anni dal manifestarsi delle cosidette 'primavere arabe', e del ruolo giocato dai media tattici all'interno di esse, come cambiano, se cambiano, le strutture del sentire generate dalle pratiche di attivismo, in quanto pratiche che non si limitano a resistere, ma anche a creare mondi possibili, alla luce della crescente automazione, quantificazione, computazione di tutto ciò che viene immesso nei circuiti globali della rete? Come si modifica l'idea di archivio di immagini e dati in una situazione in cui una gran parte di questi ultimi è leggibile esclusivamente dalle macchine?

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L’azione connettiva come struttura emergente del sentire, piattaformizzazione del web e partecipazione politica nei movimenti sociali contemporanei

Marco Deseriis, Scuola Normale Superiore di Firenze

Come cambia l’esperienza sociale della partecipazione politica e l’organizzazione politica nell’era delle piattaforme? Questo paper cerca di rispondere a questa domanda concentrandosi su tre problematiche riguardanti la relazione tra partecipazione e organizzazione nel web piattaformizzato: 1) la questione del rapporto tra azione collettiva a breve termine e organizzazione di lunga durata; 2) la questione del rapporto tra leadership e organizzazione politica; e 3) la questione del rapporto tra circolazione delle emozioni e costituzione di un pensiero ideologico strutturato. Nella prima parte del paper, mi concentro sui cambiamenti nell’orizzonte temporale dell’azione collettiva. Il dibattito sulla logica dell’azione connettiva—una logica che può essere concettualizzata di per sé come una struttura emergente del sentire—tende a contrapporre la capacità delle piattaforme di amplificare rapidamente la visibilità delle mobilitazioni di massa alla difficoltà di tradurre l’intensità affettiva della partecipazione in organizzazione strutturata stabile e di lunga durata. Il paper si concentra su movimenti sociali come Black Lives Matter e Fridays for Future, i quali hanno cercato di superare questa dicotomia dotandosi di una struttura organizzativa aperta ma non completamente informale. Similmente questi movimenti hanno affrontato in modo pragmatico il rapporto tra leadership e organizzazione e tra rappresentazione mediatica e potere effettivo dei portavoce all’interno dell’organizzazione. La ricerca di una terza via tra le modalità di coordinamento spontanee e connettive facilitate dalle piattaforme e l’organizzazione collettiva, propria dell’attivismo politico, traspare anche nella relazione tra la formazione di “pubblici affettivi” (affective publics) e la formazione di un pensiero ideologico più strutturato. Il paper si conclude con una riflessione sul modo in cui la relazione internamente stratificata della struttura del sentire (“non il sentire contro il pensiero, ma il pensiero sentito, e il sentire come pensiero”, nelle parole di Williams) si riflette sul rapporto tra la circolazione delle emozioni in rete e l’emergere di forme di soggettività che possono connettersi nel proprio isolamento o connettersi per divenire altro da sé.

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Lavoro algoritmico, coscienza della crisi e crisi della coscienza umana

Stamatia Portanova, Università di Napoli L’Orientale

E’ possibile oggi osservare, nelle società capitaliste occidentali, una crisi dell’ ‘umano’ inteso sia come nozione culturale (categoria fondativa per la modernità occidentale) che come entità biologica. Questa osservazione consente di riconoscere un paradosso delle ‘strutture del sentire” contemporanee, costituite simultaneamente da una coscienza della crisi e da una crisi della coscienza. In effetti, già a Michel Foucault la moderna episteme e la metafisica del soggetto sembravano morte, insieme all’Uomo stesso.

Questo contributo intende esplorare le strutture del sentire catalizzate dalla visione della tecnologia come uno dei principali fattori nella crisi dell’Uomo in quanto soggetto dell’epistemologia occidentale contemporanea. Negli ultimi 40-50 anni, gli umani hanno infatti sempre di più delegato il lavoro culturale – ordinamento, classificazione e gerarchizzazione di persone, luoghi, oggetti e idee – a processi computazionali incorporati in piattaforme come Amazon, YouTube o TikTok. Il contributo si soffermerà quindi sulla duplice coscienza (una sorta di ‘duplice struttura del sentire’) associata a tale delega: da un lato un rassicurante riconoscimento categoriale (poiché è l’umano che continua a insegnare alla macchina come identificare e selezionare); dall’altro una vera e propria ansia di specie (poiché la macchina comincia a funzionare come un surrogato del lavoro culturale). Si vedrà allora come l’algoritmo possa in effetti prolungare la sopravvivenza dell’umano in quanto specie culturale (assicurandosi che l’indispensabile attività cognitiva di categorizzazione continui ad avere luogo), allo stesso tempo minacciandolo di una sostituzione imminente.

La metodologia impiegata di questo contributo consiste nella osservazione di esempi del lavoro culturale invisibilizzato che sottende il funzionamento tecnico degli algoritmi di IA nelle piattaforme, e in una relativa riflessione teorica alla luce di una combinazione trans-disciplinare di STS (K. Hayles), critical race studies (Atanasoski e Vora) e cultural studies (R. Williams). Da un lato, ciò che emerge dalle singole riflessioni disciplinari di tali studi è come non la macchina in sé ma l’attuale individuazione macchinica (Simondon), porti avanti e ri-universalizzi la specificità storica della categoria dell’ ‘umano’ e le sue forme di sfruttamento, piuttosto che superarne i confini. Dall’altro lato, ciò che si perde o si invisibilizza è invece un ulteriore livello o dimensione di lavoro algoritmico, la capacità dell’algoritmo stesso di connettere oggetti e prendere decisioni in durate temporali inafferrabili alla coscienza umana. In tal senso, la combinazione transdisciplinare qui proposta evidenzia come l’algoritmo si inserisca nell’ ‘istante non registrato’ che precede ogni comprensione cosciente, una nozione scientifica che è stata fondamentale per la definizione di affetto data da Brian Massumi (dopo Deleuze), e per lo sviluppo di tutta la ‘affect theory’. Questa capacità dell’algoritmo ricade poi nelle operazioni del capitale di rete (allo stesso modo in cui le identità coscienti funzionavano al servizio della società dei consumi, nel capitalismo ai primordi della modernità). La complessità sociale viene così riconfezionata in profili, laddove l’assiomatica capitalista reincontra l’esperienza, ossia una affettività interamente programmata e programmabile. Ma è tra le pieghe della coscienza, o nel ‘tra’ del tempo interattivo, che la nozione di Williams torna soprattutto a essere utile, insieme alla necessità da lui postulata di riconoscere non il passato di identità già formate (nel nostro caso profili, interfacce e interazioni, programmi), ma il presente (non solo come vissuto fisicamente ma anche come istante, ‘questo’ presente) dell’esperienza, o ciò che si trova sulla soglia dell’esperienza conscia. Le strutture del sentire teorizzate da Williams si collegano a ciò che Katherine Hayles definisce come la cognizione non-conscia degli algoritmi, oltre la centralità della coscienza umana e oltre la visione antropocentrica dell’intelligenza. E’ nell’istante, o mezzo secondo, non registrato dalla coscienza, che l’algoritmo si innesta nel sentire umano, precipitando la dicotomia tra continuazione e crisi, estensione o sostituzione, in una temporalità aliena.



 
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