Programma della conferenza

Sessione
Sessione 2 - Panel 2: Le teorie del complotto tra panico morale e creatività popolare
Ora:
Giovedì, 22.06.2023:
15:30 - 17:00

Chair di sessione: Gianmarco Navarini
Luogo, sala: Aula Gramsci

Piano terra, Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia, Comunicazione Palazzo Chiaia - Napolitano, Via Scipione Crisanzio 42

Presentazioni

Le teorie del complotto tra panico morale e creatività popolare

Oscar Ricci1, Massimiliano Guareschi1, Tosi Simone1, Fabio Tarzia2, Luca Bifulco3, Simona Castellano4, Andrea Rubin5, Federico Pilati6, Gianmarco Navarini1

1Università Milano-Bicocca, Italia; 2Università Sapienza Roma; 3Università degli Studi di Napoli Federico II; 4Università di Salerno; 5Università di Ferrara; 6Iulm

Negli ultimi anni le teorie cospirazioniste hanno guadagnato una grande ribalta mediatica.

Dalle ipotesi alternative sull'11 settembre a quelle relative all'epidemia di Covid-19, passando per Piano Kalergi e le metanarrazioni sul Grande reset, l’idea che una trama segreta coerentemente sviluppata da attori che operano nell’ombra costituisca la chiave di intellegibilità delle trasformazioni del presente è fatta propria non solo ambiti “sottoculturali” rubricabili nell’ambito della bizzarria e della marginalità ma penetra in altri contesti fino ad emergere presso attori politici investiti di responsabilità istituzionali.

Sebbene le teorie del complotto siano sempre state in circolazione, sembra innegabile che i social media le abbiano rese più popolari, o almeno più facilmente accessibili a persone che probabilmente non ne sarebbero venute a contatto (Boberg et al., 2020; Fuchs, 2021).. In particolare, l'epidemia di Covid-19 sembra aver accelerato il processo di creazione e diffusione delle teorie del complotto, in molti casi mescolando teorie provenienti da ambienti di destra e di sinistra (Pivetti et al., 2021).

Parallelamente, l’accusa di “complottismo”si diffonde sempre più nel dibattito pubblico per stigmatizzare posizioni ritenute difformi dal discorso legittimo sia scientifico sia politico. La definizione di conspiracy theory non è infatti meramente denotativa, ma incorpora un giudizio di valore, e pone immediatamente la questione della distinzione fra saperi legittimi e illegittimi. A partire dagli anni Cinquanta, l’analisi del complottismo, sulla sia di autori come Carl Popper o Richard Hofstadter, si era articolata in termini di critica epistemologica o di patologizzazione. Negli ultimi decenni, invece, sono emerse anche altre prospettive, relative alla mobilità delle partizioni fra saperi legittimi e illegittimi, alle diverse gradazioni di adesione alle narrazioni “complottiste”, alle dinamiche mediatiche che presiedono alla loro diffusione e al loro consolidamento, ai processi di costruzione identitaria che si agglomerano a partire da esse, alla dimensione di creatività e agency che le caratterizza, alle dimensioni letterarie e matanarrative della conspiracy.

Nonostante ciò, la nostra conoscenza dei meccanismi principali di queste teorie, e soprattutto delle persone che le seguono, è ancora carente. Molte delle opere dedicate alle teorie del complotto partono dal presupposto che le persone che le seguono siano sempre disturbate e cercano di interpretare questo fenomeno patologizzandolo. Nella costruzione delle teorie del complotto vediamo anche agire una pratica creativa, che necessita di essere studiata laicamente (Grodzicka e Harambam 2021, Bertuzzi 2021, Boccia Artieri 2019).

L’obiettivo di questo panel è cercare di offrire una panoramica il più possibile eterogenea di diversi campi in cui abbiamo assistito a una produzione discorsiva complottista negli ultimi anni.

Il primo degli interventi si concentra nell’analizzare le diramazioni di un discorso complottista cresciute nei settori del tradizionalismo cattolico.

Il paper propone una prima mappatura delle frange complottiste in seno alla Chiesa cattolica,

osservando soprattutto le dinamiche comunicative e mass-mediali.

Il secondo paper affronta invece il discorso complottista in un campo generalmente considerato più leggero: lo sport e in particolare il calcio. Sebbene infatti le teorie del complotto proliferino particolarmente in ambito medico e scientifico, anche nel mondo dello sport tante sono le teorie circolate negli anni, soprattutto attraverso i social media.

Il terzo intervento si focalizza sul campo che più di ogni altro negli ultimi tre anni ha portato la retorica complottista al centro dell’attenzione mediatica: le gestione della pandemia Covid-19. Attraverso una metodologia mixed methods, composta da analisi di piattaforme digitali e interviste in profondità a persone che hanno espresso dubbi rispetto alla vaccinazione il paper propone ed elabora il concetto di semi-cospirazionismo, un atteggiamento che differenzia gli individui esitanti dagli anti-vaccinisti più radicali

L’ultimo intervento è incentrato sul movimento dei cosiddetti terrapiattisti. Il contributo si focalizza sulla teoria della Terra piatta, esaminando due piattaforme digitali (il forum ufficiale della Flat Earth Society e i thread di Reddit).

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Le vie di Satana sono infinite. I Conservatori cattolici dalla sindrome dell’usurpatore di Pietro al QAnon

Fabio Tarzia, Università Sapienza Roma

Una delle risposte principali al clima di incertezza, di mancanza di controllo dei fenomeni globali (siano essi ecologici, epidemici, sociali, politici, militari) è la crescita del complottismo. Secondo Umberto Eco, sulla scorta di Karl Popper, la “sindrome del complotto”, tipica di un mondo secolarizzato (Eco, 2015; Popper, 1945 e 1963), tenta una spiegazione semplice e quasi “religiosa” (di un religioso alternativo a quello tradizionale) a fatti complessi, asimmetrici, difficilmente comprensibili con uno sguardo unico.

Negli ultimi 25 anni si è assistito alla crescita esponenziale del fenomeno, ricollegabile al dirompente processo di globalizzazione che ha contribuito in modo potentissimo alla perdita di affidabilità delle istituzioni politiche, lasciando libero accesso ad una visione del mondo, una mentalità (un immaginario insomma) incontrollabile, incerta e difficilmente spiegabile (Appadurai, 1996; Castells, 1995 e 1997; Bauman 2011 e 2014; Beck, 2006 e 2009). Rispetto al passato, inoltre, la sempre più pervasiva presenza della rete, dei social, e ancora più di recente del “sistema” delle platforms, ha consentito di fatto a ciascun individuo di costruire e palesare liberamente, cioè senza controllo e verifica delle tesi e delle fonti, qualsivoglia idea, e di costruire intorno a sé “sette” e “bolle” di seguaci attivi e fedeli: in altre parole di costruire il proprio specifico complottismo, e di fortificarlo attraverso il dialogo con gruppi impermeabili e congeniali (Van Dijck, J., Poell, T., De Waal, M., 2018; Ilardi, 2021).

In questo contesto, particolare rilievo è stato raggiunto dalle teorie complottistiche fiorite durante la pandemia e, all’interno di questo magma, dalle diramazioni cresciute nei settori del tradizionalismo cattolico (soprattutto americano), le quali tra l’altro hanno mostrato un “naturale” collegamento rispetto al variegato mondo dei No-vax.

Non ci sono dubbi sul fatto che spesso tali teorie complottiste cattoliche siano semplicemente un motivo strumentale in mano a certi settori della Chiesa e della Curia nella loro battaglia anti-bergogliana. Ma non è solo questo il loro motivo e il loro scopo.

In effetti, al di sotto di questo strato superficiale, sembra di scorgere una serie di motivazioni più profonde e archetipiche legate al concetto di Male primordiale e a quello di purificazione apocalittica, che forse conferiscono un senso ancora più forte e identitario alla mera battaglia politica. In fondo, infatti, molti settori di questo universo tradizionalista cattolico vedono in Bergoglio il culmine del grande complotto che il Nemico starebbe conducendo per conquistare il soglio di Pietro, costringendo i “veri” seguaci della “vera” Chiesa a combattere l’ultima grande battaglia per la salvezza del mondo. Da questa angolatura essi vedono nella grande pandemia il segno del Tempo, e la conferma (appunto) dell’imminenza della battaglia finale.

Il paper propone una prima mappatura delle frange complottiste in seno alla Chiesa cattolica, distinguendo tra 1) gruppi sparsi ricollegabili in vario modo alla galassia antagonista di destra reazionaria (soprattutto in Italia); 2) tradizionalisti lefevriani; 3) settori della gerarchia ecclesiastica e cardinalizia definibili come “dei conservatori”. Evidentemente è questa la parte più rilevante e potente, quella che fa capo a due importanti cardinali come Raymond Burke e Carlo Maria Viganò, a loro volta collegati in modo stretto al mondo del cattolicesimo conservatore statunitense, intrecciato con i neocon e i repubblicani trumpiani.

In secondo luogo, il paper avvia l’osservazione del comportamento comunicativo di questi settori (in particolare il terzo), soprattutto in riferimento a: 1) l’utilizzo ri-mediato del mezzo televisivo (il caso dell’Eternal Word Television Network, il più importante canale tv cattolico al mondo); 2) l’uso dei social media e la costruzione di veri e propri sistemi ad “echo chambers” che consentono la chiusura oppositiva rispetto al mainstream dominante. Nella fattispecie verranno analizzati alcuni gruppi facebook nel tentativo di individuare tracce dell’immaginario ivi sotteso.

Infine, un’ultima domanda. L’immaginario emergente da questi settori è frutto di una posizione eccentrica oppure essi si inseriscono, sebbene in modo estremo e scomposto, all’interno di una più ampia tradizione del conservatorismo cattolico? La risposta è duplice. Sembra di poter dire che, pur nel suo integralismo, questo atteggiamento peschi nelle profondità dell’immaginario cattolico, selezionandone gli aspetti più apocalittici, e al contempo che trovi conferma di parte delle sue idee nel vasto terreno dell’evangelismo americano protestante dentro il quale si trova per forza di cose a vivere e muoversi.

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Complotti e complottismi sportivi: il caso Juventus tra UGC e narrazioni mainstream

Luca Bifulco, Università degli Studi di Napoli Federico II
Simona Castellano Università degli Studi di Salerno
Simone Tosi, Università degli Studi di Milano-Bicocca

La pervasività delle teorie cospirazioniste (Oliveira et al. 2022), soprattutto negli ambienti digitali (Mahl et al. 2021) e nei social media (Bessi et al. 2015), ha portato a interrogarsi sugli utilizzi del complotto e sulle forme che può assumere, in molteplici contesti sociali (van Prooijen, Douglas 2018). Sebbene le teorie del complotto proliferino particolarmente in ambito medico e scientifico (Oliveira et al. 2022), anche nel mondo dello sport tante sono le teorie circolate negli anni, soprattutto mediante i media mainstream ma anche più recentemente sui social media, attraverso contenuti generati dagli utenti e discorsi dei tifosi in Rete. Il paper intende quindi analizzare il complotto in ambito sportivo e le narrazioni che da questo partono e si dipanano da una parte nei media mainstream e dall’altra negli ambienti di Rete. La ricerca ha avuto origine dalle seguenti domande: a) quali forme assume il complotto nello sport e all’interno di comunità di tifosi e quali sono i suoi usi?; b) quali relazioni sussistono tra narrazioni mainstream e narrazioni grassroots?; c) qual è l’impatto sul tifo, sulle istituzioni sportive e sui conglomerati mediali? Per rispondere alle domande di ricerca abbiamo deciso di a) ricostruire il framework teorico, con particolare riferimento al complotto in Rete e alle pratiche socioculturali del tifo sportivo (Bifulco 2019); b) individuare un caso da analizzare (abbiamo deciso di focalizzare lo studio sulle community di tifosi della Juventus e sull’inchiesta “Prisma”); c) ricorrere alla media content analysis (Macnamara 2005; Schreier 2012; Tipaldo 2014) per analizzare gli articoli di alcuni quotidiani nazionali sportivi e non sportivi e i contenuti creati dai tifosi bianconeri e poi diffusi sui social media, all’interno di pagine e gruppi Facebook, con l’obiettivo di ricostruire i repertori retorici attorno all’oggetto della ricerca; d) ricorrere all’analisi netnografica (Kozinets 2015; Costello et al. 2017) per analizzare commenti, relazioni e dinamiche all’interno delle online community sul tifo juventino.

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Le teorie semi-complottiste tra gli scettici del vaccino anti Covid-19

Andrea Rubin, Università di Ferrara

La pandemia di Covid-19 ha evidenziato l'importanza della vaccinazione come mezzo per proteggere la salute pubblica. Tuttavia, nonostante gli sforzi dei governi e delle organizzazioni sanitarie nazionali e internazionali, un quota non trascurabile di cittadini sono esitanti o scettici riguardo alle vaccinazioni. Il contributo propone i risultati di uno studio che ha indagato l'influenza delle teorie semi-complottiste tra gli individui esitanti durante la pandemia Covid-19, con un focus specifico sulla differenza tra esitazione vaccinale e rifiuto della vaccinazione (cosiddetti no-vax).

Per condurre la ricerca, è stato utilizzato un approccio mixed-methods. Sono stati analizzati i dati dei forum online e delle piattaforme di social media, in particolare dei gruppi Telegram, dove si sono svolte discussioni scettiche sul vaccino Covid-19. Inoltre, sono state condotte 24 interviste in profondità con persone che hanno espresso esitazione riguardo alla vaccinazione. Sono state perciò esplorate la relazione tra l'esitazione nei confronti del vaccino e le fonti di informazione e l'influenza di queste fonti sulla scelta di adesione o non adesione alla campagna vaccinale. L'analisi ha permesso di identificare un atteggiamento, definito "semi-cospirazionista", che differenzia gli individui esitanti dagli anti-vaccinisti più radicali. Gli esitanti, infatti, rifiutano le teorie cospirazioniste più grossolane (per es. la presenza di grafene e chip 5G nei vaccini, il ruolo di figure “oscure” come Bill Gates, il Grande Reset o quelle relative all'uso di idrossiclorochina, candeggina e urina di mucca come cura contro la Covid-19), ma mostrano una certa apertura a riconoscere una reazione istituzionale eccessiva alla pandemia e l'esistenza di una "economia della pandemia" dietro la quale si nasconderebbero interessi economici occulti, in primo luogo quelli dell'industria farmaceutica. Vengono dunque esplorate le diverse teorie semi-complottiste legate ai vaccini contro la Covid-19 e il loro impatto sugli atteggiamenti e le convinzioni degli individui nei confronti della vaccinazione.

Nel complesso, questo studio fornisce un contributo alla comprensione dei fattori che guidano l'esitazione vaccinale durante la pandemia Covid-19 e contribuisce a informare le strategie per affrontare questo problema per la salute pubblica.

In sintesi, i risultati di questo studio suggeriscono che (1) la comunicazione durante una pandemia dovrebbe riconsiderare il ruolo dei social media e rivalutare le fonti di informazione diretta che sembrano giocare un ruolo predominante; (2) la polarizzazione pro-vax vs no-vax con cui i media hanno rappresentato il dibattito pubblico sorto attorno alla campagna di vaccinazione ha eliminato le posizioni più sfumate rappresentate dagli esitanti, con conseguenze negative sulla campagna di vaccinazione.

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Dalla pseudo-scienza all’anti-scienza: una comparazione del forum ufficiale e Reddit

della Flat Earth Society

Federico Pilati, Università IULM

Le teorie del complotto stanno diventando sempre più popolari e ricevono attenzione non solo nei social media, ma anche nei media mainstream. Tuttavia, sotto l'ombrello generale del complottismo, si possono trovare teorie molto diverse, alcune delle quali si concentrano su un discorso pseudo-scientifico che imita lo stile e il contenuto argomentativo della letteratura scientifica (Hofstader 1964), mentre altre assumono un atteggiamento apertamente anti scientifico e promuovono stili argomentativi interamente basati sull'antagonismo conflittuale in rete, con poca o nessuna preoccupazione per la coerenza logica o il dubbio critico (Venturini 2022).

In questo contributo documentiamo tale divergenza tra i diversi filoni delle teorie del complotto, fornendo due resoconti etnografici di piattaforme digitali legate alla teoria del complotto della Terra piatta, rispettivamente il forum ufficiale della Flat Earth Society e i thread di Reddit a tema Terra piatta. Il primo tipo di complottismo, pseudo-scientifico e naif, è infatti associato tipicamente a contesti digitali sorpassati come i forum online; il secondo tipo, antagonistico e anti scientifico, è invece strettamente legato ai social media. La nostra analisi rivela un'ampia divergenza in una serie di caratteristiche chiave tra le due diverse piattaforme: la comunità del Forum ufficiale è caratterizzata da un interesse intrinseco per la specifica teoria della terra piatta, che viene portata avanti tramite l'adozione di standard discorsivi ripresi dalla scienza ufficiale e tramite fallimentari esperimenti; la

comunità di Reddit, invece, è caratterizzata da un costante antagonismo conflittuale e da un'escalation non moderata di contenuti infiammatori e polemiche. Il nostro lavoro sostiene che questo secondo tipo di comunità non sia intrinsecamente interessato alla cospirazione della Terra piatta in sé, ma piuttosto alla promozione di un discorso anti-istituzionale strettamente legato alla propaganda populista (Rosenblum & Muirhead 2019), e che la partecipazione a r/flatearthsociety non sia in linea di principio in contrasto con la futura partecipazione ad altri movimenti complottisti logicamente incompatibili con quello della Terra piatta. In vista dell'espansione di quest'ultimo tipo di sottocultura cospirazionista, è probabile che per contrastare la futura diffusione delle teorie del complotto siano necessarie nuove strategie che non si basino esclusivamente sulla confutazione o sul debunking delle teorie cospirazioniste nè su l'inoculazione preventiva delle informazioni, ma piuttosto su un ripensamento di questi gruppi digitali come nuove forme di espressione culturale (Boccia Artieri 2019).